«Vita da boss della camorra, ne vale veramente la pena? Sempre nascosti, vivono sotto terra ma sotto terra ci sono gli animali. E' invece un privilegio poter guardare la luce del sole, stare in mezzo alle persone».

E' uno dei passaggi più significativi dell'intervento di Raffaele Cantone, invitato da Michele Del Gaudio, referente cittadino di Libera, all'Istituto Comprensivo "Leopardi" di Torre Annunziata per parlare di legalità con gli alunni della scuola diretta da Concetta Cimmino.

Il presidente dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC), e magistrato impegnato per anni nella lotta alla camorra, è stato protagonista questa mattina (16 maggio), insieme al sindaco Giosuè Starita e alla dirigente scolastica del plesso di via Cavour, di una interessante iniziativa volta a sollecitare i più giovani sui temi della legalità e della giustizia.

Ad introdurre Cantone, la dirigente Cimmino: «E' una persona straordinaria. Quest'incontro vuole essere l'inizio di una battaglia culturale in un quartiere difficile e nelle scuole. E' utile per cambiare l'atteggiamento dei cittadini di domani, i bambini. La fuga dalla nostra terra è proprio dovuta al non rispetto delle regole e alla corruzione».

Per il sindaco Starita, «la scuola, e quindi l'offerta formativa, deve essere al centro delle attività improntate al rispetto delle regole. Noi adulti non dobbiamo caricarvi di responsabilità - afferma rivolgendosi ai bambini -, perché i cambiamenti ed il miglioramento della società spettano agli adulti. Tuttavia, per costruire una comunità bisogna infondere l'abitudine di rispettare l'altro e le regole sin da piccoli. Il nostro esempio va esercitato nel quotidiano affinché si trasmetta in voi per creare un senso di comunità forte in futuro».

Tante le domande rivolte dai piccoli della scuola elementare all'illustre interlocutore. Bambini che hanno voluto capire come e cosa bisogna fare per essere cittadini onesti. 

«Io provengo da un territorio più o meno simile a quello in cui vivete voi (Giugliano, ndr) - ha detto Cantone -. Sin da bambino ho imparato cosa significa la camorra. Avevo un compagno di classe alle elementari che purtroppo, col tempo, è stato travolto dal vortice della criminalità organizzata. La vera sfida per voi ragazzi è tornare ad essere "normali" come accade in altre parti d'Italia. Ma per fare questo occorre rispettare le regole, perché solo così possiamo essere liberi di essere chi vogliamo nel rispetto degli altri. Se diventa un'abitudine rispettare le regole sin da piccoli, allora sarà più semplice farlo sempre».

Corruzione, trasparenza, pizzo. Ma anche il rapporto tra le fiction sulla criminalità e la vita reale, la scelta di intraprendere la carriera di magistrato, le paure legate allo svolgimento di questo delicato lavoro al servizio dello Stato.

Su questi temi si sono concentrate le domande degli alunni. Incalzato dalla curiosità dei bambini, Cantone ha risposto ad ognuno di essi. 

«Copiare da un mio compagno ricevendo in cambio qualcosa è corruzione?», gli chiede un alunno. Ed il magistrato: «La corruzione è ottenere qualcosa che non ci spetta. E ciò crea un danno enorme alla comunità. Non è una buona abitudine scambiarsi una cosa per ottenerne un'altra. Nella corruzione ci sono sempre due "cattivi": chi dà i soldi e chi li riceve. Fatte le debite proporzioni, anche copiare può configurarsi come una forma di corruzione».

«Cosa significa trasparenza?». «Significa fare in modo che tutto avvenga alla luce del sole. Chi esercita il potere deve "vivere in una casa di vetro" per dimostrare quello che fa», risponde Cantone.

«Ha mai avuto paura per la sua famiglia?», è la domanda posta da un altro bambino. «In passato sì, quando mi occupavo di inchieste sulla camorra. Spesso mio figlio invitava gli amici a casa per le feste ma nessuno veniva per timore che potesse accadere qualcosa. Questo mi ha fatto pensare. Io ho scelto questa vita ma la mia famiglia no. Mi sono spesso posto la domanda se sia stato giusto, ed ancora oggi non so darmi una risposta. So solo che la camorra va combattuta e ci sono tante persone, in Italia, che lo fanno quotidianamente».

«C'è un legame tra disoccupazione e criminalità?». Cantone risponde: «Sì e no. Di sicuro la criminalità genera disoccupazione. Non avere un lavoro può essere da "stimolo" a compiere reati. Tuttavia, ci sono tante persone che nonostante siano disoccupate non perpetrano illeciti. Ma anche tante altre, con i soldi, che invece continuano a rubare». 

Su questo discorso si inserisce il sindaco Starita: «Qui a Torre Annunziata spesso la disoccupazione diventa un alibi. Ma i due aspetti non sono affatto collegati».

«Cosa la spinge a fare il suo lavoro?». «Semplicemente un senso personale di curiosità e la dignità di uomo libero», conclude Cantone.

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