A cura della Redazione

Domenica 10 aprile è stata scritta una delle più belle pagine della storia ultracentenaria della Chiesa di San Giuseppe a Torre Annunziata.

Cinque suore hanno rinnovato i voti religiosi davanti a un folto gruppo di loro consorelle della Congregazione delle Suore Missionarie Catechiste Sacro Cuore, delle Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS. Addolorata, fondata dal Venerabile Don Eustachio Montemurro, e a numerosi fedeli della comunità parrocchiale di San Giuseppe.

Della loro attenta partecipazione si è fatto interprete Don Nando Ciani Passeri, parroco della chiesa di via Plinio, nell’omelia da lui tenuta durante il rito da lui celebrato d’intesa con il Vescovo di Nola.

Con accenti toccanti e intrisi di commozione, ha ricordato Don Eustachio prima come medico ed operatore sociale e poi come sacerdote e fondatore di una Congregazione maschile ed una femminile per diffondere il tutto il mondo il culto eucaristico e la riparazione delle offese recate al Cuore di Gesù.

Nel 1914 Don Eustachio si trasferì da Gravina di Puglia, dove era nato nel 1857, aveva studiato ed era divenuto medico, a Valle di Pompei offrendo il suo servizio sacerdotale al Beato Bartolo Longo, impegnato allora nella costruzione del Santuario dedicato alla Vergine del S. Rosario e delle annesse opere.

E proprio durante questa permanenza a Pompei che Don Eustachio si accorse della cappella abbandonata nella periferia tra Valle di Pompei e Torre Annunziata. E col permesso del Vescovo di Nola la fece trasformare nell’attuale Chiesa di San Giuseppe dove esercitò poi il suo ministero sacerdotale con l’incarico di Rettore.

Rimase lì per nove anni, fece mettere sul frontone l’iscrizione, ancora presente, “Soli Deo Honor et Gloria”. Si distinse per la sua elevata cultura (la gente rimaneva a bocca aperta quando spiegava il Vangelo) e come medico, visitando e curando le persone colpite da malattie infettive (la spagnola aveva colpito il 50% delle persone) e abbandonate da altri nei loro letti per paura di essere contagiati.

Nei casali ci arrivava in carrozzella ma nelle campagne, a un certo punto, le strade finivano e doveva continuare a piedi fino a giungere accanto al letto dei moribondi ai quali portava gratuitamente le medicine, faceva le iniezioni, somministrava l’Unzione degli Infermi, dava la Comunione e spesso aspettava l’esalazione dell’ultimo respiro.

In chiesa riceveva periodicamente la visita del Beato Bartolo Longo in quanto suo medico personale. Con lui recitava il Santo Rosario e poi s’intrattenevano a parlare dei problemi che affliggevano le anime affidate alla loro cura pastorale.

Ai due si aggiungeva spesso San Giuseppe Moscati, anche lui medico e penitente di Don Eustachio, facendo della zona in cui opera la Parrocchia di San Giuseppe un crocevia dei Santi. 

Don Ferdinando Ciani Passeri ha pertanto evidenziato la sua fama di santità, già conosciuta a Gravina, dove veniva chiamato “medico santo”, ma ancora di più in Valle di Pompei e nella nostra zona, con l’augurio di vederlo presto incluso tra i Santi della Chiesa universale.

Ha spiegato poi che la parola di Dio ci riempie sempre di gioia e ci aiuta ad amare Cristo che ha bisogno del nostro amore. Infatti nella lettura di questa domenica Gesù si rivolge più volte a Simon Pietro e sentirsi dire “Signore, tu lo sai che ti voglio bene”.

Allo stesso modo Gesù ha bisogno del nostro bene e perciò Don Nando, rivolgendosi alle giovani suore, che avrebbero subito dopo pronunciato i voti religiosi, ha raccomandato di tendere, attraverso l’esercizio della povertà, castità e obbedienza, alla perfezione evangelica avendo sempre nel proprio cuore l’amore per nostro Signore Gesù Cristo, che è ristoro e conforto di qualsiasi sacrificio.

Ha ringraziato tutte le suore intervenute e la loro Madre Generale, Madre Giuseppina Anatroni, e le ha invitate a ritornare nella Chiesa di San Giuseppe quando lo vorranno, considerandola casa di Montemurro e quindi casa propria.

Al termine l’assemblea ha salutato le neo professe con un lungo applauso, ritmando, con il battere le mani, i tempi della musica suonata dalle suore stesse con strumenti tribali dei loro paesi d’origine.

L’inno al Cuore di Gesù e l’intrattenimento nel salone parrocchiale ha chiuso una serata indimenticabile.

(Gennaro Cirillo)

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