A cura della Redazione

«Non c'è alcun attenzionamento particolare della Prefettura di Napoli sul nostro Comune».

Il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita, smorza le polemiche a seguito della pubblicazione della "black list" di 27 Comuni campani, 12 in provincia di Napoli, che il Prefetto Gerarda Maria Pantalone aveva menzionato in un'audizione alla Commissione Antimafia del Senato, per una preoccupante «rigenerazione dei politici locali. Abbiamo notato - aveva detto in quella circostanza detto l'alto rappresentante del Ministero dell'Interno - che a distanza di 15-20 anni troviamo gli stessi amministratori in carica rispetto a quando il comune era stato sciolto per infiltrazioni».

Il primo cittadino oplontino, nel corso della prima riunione dell'Osservatorio comunale sulla Legalità, replica così anche al referente cittadino di Libera, Michele Del Gaudio, che aveva manifestato le sue preoccupazioni per quanto esposto dal Prefetto, soprattutto in ragione della Commissione d'Accesso che giunse a Palazzo Criscuolo nell'aprile 2013. L'allora Prefetto di Napoli, Francesco Musolino, inviò la sua relazione dopo cinque mesi di lavori della Commissione, ed il ministro dell'Interno Angelino Alfano non ritenne opportuno decretare lo scioglimento del Consiglio comunale per infilitrazioni della malavita nell'attività amministrativa. «Vorremmo capire se c'è la volontà di cambiare - ha detto Del Gaudio - e se sono state eliminate "quelle gravi e persistenti violazioni di legge" di cui si parlava nella relazione».

Starita, con fermezza, difende il suo operato e quello della sua Amministrazione. «Dopo l'invio di una Commissione d'Accesso c'è sempre un monitoraggio della Prefettura - ribatte -, è una iniziativa legittima. Lo scorso 10 marzo, rispondendo ad una interpellanza di alcuni senatori sulla questione, il Sottosegretario all'Interno affermò che il nostro Comune aveva adempiuto a tutte le prescrizioni disposte dal Prefetto. Dallo sgombero di Palazzo Fienga a quello degli alloggi occupati abusivamente al Penniniello e al ripristino dei luoghi di piazzetta San Luigi. Questo continuo processo indiziario sta diventando una consuetudine. Assistiamo ad un linciaggio quotidiano - spiega ancora Starita - che non ha elementi fondati. Occorrerebbe una maggiore onestà intellettuale da parte di chi muove accuse nei nostri confronti. Non mi risulta che le Commissioni di Accesso inviate nelle vicine Torre del Greco e a Pompei abbiano suscitato tanto clamore. Perché, invece, quando si parla di Torre Annunziata c'è sempre questa alea di sospetto? Abbiamo approntato gli appalti milionari per il Porto e il Contratto di Quartiere II, ed è stata riconosciuta l'ineccepibilità e la correttezza dell'operato dei nostri uffici che hanno assegnato i lavori. Abbiamo approvato un regolamento cimiteriale che ritengo tra i più completi ed esaustivi. Ci hanno contestato, dinanzi al Tar, ben venti articoli e alla fine i giudici amministrativi hanno respinto i ricorsi. I giudizi e le valutazioni aprioristiche - ha concluso Starita - non aiutano».

Infine: «Se non siamo stati sciolti per camorra significa che allora la camorra nel Palazzo non c’è, e la vicenda va considerata chiusa definitivamente; se l’Amministrazione comunale vota all’unanimità l’adesione alla Road Map anticamorra di Libera significa che l’attuerà davvero; se sgombera il fortino della camorra di Palazzo Fienga vuole proprio scompaginare i clan che vi abitano; se istituisce un Osservatorio Permanente per la Legalità, mettendo insieme le forze sane della città, vuole fortemente che funzioni. 
Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere e calunnie», ha chiosato Starita. Forse rivolgendosi, anche non troppo velatamente, al senatore Ciro Falanga, che ha ribadito che il Consiglio comunale oplontino andava sciolto per infilitrazioni camorristiche.

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