A cura della Redazione

La Giunta comunale di Torre Annunziata ha deliberato questa mattina di costituirsi parte civile nel processo contro Carmela Gionta, Annunziata Caso, Gemma Gionta e Pasqualina Apuzzo, imputate di reati gravissimi riconducibili alle attività del clan camorristico dei Gionta.

Il processo, scaturito dall’attività investigativa dei carabinieri coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, comincerà il prossimo 2 dicembre. Alla sbarra le donne, che in assenza dei capiclan sono accusate di avere un ruolo da protagoniste nelle attività della cosca.

«E’ stata una decisione dovuta e naturale - spiega il sindaco Giosuè Starita - perché è a causa delle loro attività camorristiche che Torre Annunziata non riesce a scrollarsi di dosso la nefasta immagine di una città in cui la malavita la fa da padrona. Pezzo per pezzo sono state eliminate le loro roccaforti (come il covo di palazzo Fienga, sgomberato), bloccate le loro attività e grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della Procura, decimati i loro comandanti. Il cammino è ancora lungo, ma passa anche per atti come questo che abbiamo deciso oggi. La parte sana di Torre Annunziata, i cittadini perbene, che sono tanti, si sentono danneggiati e  umiliati dalla tracotanza e dalla ferocia della camorra che per troppo tempo ha connotato la nostra città. Abbiamo detto basta, e saremo sempre in prima linea e su tutti i fronti per riaffermare che la nostra città è altro, e vuole fare emergere sempre di più la sua identità - conclude Starita - che con la camorra e i suoi traffici non ha niente a che vedere».  

Carmela Gionta, sorella del boss Valentino, fu arrestata dai carabinieri nel luglio scorso, accusata di usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso. Secondo gli inquirenti, avrebbe preso lei il comando delle attività illecite del clan relativamente al giro di estorsioni operate a danno degli imprenditori locali.

Nunzia Caso, moglie di Aldo Gionta, Gemma Gionta, figlia di Aldo e Nunzia, e Pasqualina Apuzzo, mamma di Nunzia e nonna di Gemma, prima dell'arresto di Carmela, avevano tentato di accoltellare proprio la donna in quanto preoccupate del fatto che stesse per appropriarsi del controllo delle casse, sempre più magre, del clan. Un retroscena scoperto dagli inquirenti nel corso delle indagini. Al culmine della lite ci sarebbe stato il tentativo di colpire Carmela con un pugnale. Per tale motivo, le tre donne furono anch'esse arrestate, un mese più tardi, ad agosto, su disposizione della DDA di Napoli.