A cura della Redazione

E' allarme dispersione scolastica a Torre Annunziata. In una nota, Claudio Bergamasco, esponente Pd ed ex presidente del Forum Legalità e Sicurezza del partito oplontino, denuncia la grave situazione in merito alla frequentazione della scuola dell'obbligo nella città oplontina.

«L'ultimo report sulla dispersione scolastica del 2013 racconta, relativamente ai comuni dell'Ambito Sociale N30, di 147 alunni-fantasma che non hanno mai messo piede all'interno di una scuola - scrive Bergamasco -. La percentuale più alta di questi casi, l'81%, riguarda Torre Annunziata. Sono dati drammatici, nonostante il fenomeno sia in calo. I picchi si registrano nei quartieri "a rischio": Provolera, Murattiano, Carceri e Penniniello. Non so in questi due anni cosa sia cambiato in termini statistici. Appare però evidente che, se gli operatori scolastici più volte hanno rinnovato l'allarme, le azioni messe in campo per contrastare tale problematica siano ancora insufficienti».

In particolare «la chiusura del plesso scolastico nel rione Provolera - prosegue Bergamasco -, avvenuta, come ben fece notare Salvatore Prisco in un toccante articolo di qualche mese fa, per miopi ragioni burocratiche, ha rappresentato il venir meno di un fondamentale avamposto dello Stato, tanto più se si considera che la scuola è la prima frontiera della legalità, utile per prevenire fenomeni di devianza criminale nei giovanissimi. Anche il grido di dolore lanciato più volte da Don Antonio Carbone della Casa Salesiana va in questa direzione: mettere a disposizione impegno e risorse per l'istruzione dei più piccoli e deboli. Il Partito Democratico aveva avviato delle azioni di monitoraggio di tali criticità. È opportuno che vi sia un seguito concreto, per non essere solo "chiacchiere e distintivo". Il Pd si faccia promotore di un cantiere sociale che coinvolga gli operatori del settore, l'associazionismo ed il mondo del volontariato, al fine di sviluppare possibili soluzioni da offrire come stimolo all'azione amministrativa. Diversamente risulterà poco credibile qualsiasi proposito di rilancio delle zone depresse. Lo sviluppo non può prescindere da una rivoluzione culturale. Soprattutto, si rischia di perdere un'occasione per ristabilire un contatto con la gente e con i problemi reali. Confido - conclude Bergamasco - nel buon senso, anche se ormai è merce rara».