A cura di Enza Perna

Scrivere di situazioni piacevoli è facile per tutti, ma raccontare storie drammatiche diventa pressoché impossibile. 

Chi si ritrova ad elaborare uno scritto vuole dare la giusta versione del racconto di un giovane 24enne scomparso troppo in fretta. A qualcuno può sembrare una speculazione, altri, quelli più sensibili all’argomento, capiranno che questo vuole essere un omaggio, un modo per confortare, semmai fosse possibile, la morte prematura di un ragazzo torrese.

Emanuele Cirillo muore l’11 settembre scorso per una leucemia fulminante. Dopo un ciclo di chemio, ben riuscito, il giovane, per un banale batterio, entra in coma e passa all’altra vita senza nemmeno salutare i suoi cari. Tanti. La sua malattia e il suo decesso, poi, scatenano un boom mediatico locale. I social sembrano impazzire. Tutti condividono e scrivono sulla bacheca del “Re Leone”, così veniva chiamato. La vita di Emanuele non è stata quasi mai facile. Il destino gli ha giocato brutti scherzi. Gemello di Cristian, nasce con un handicap alla mano. A soli 9 anni perde suo padre Raimondo, 46 anni, mentre svolgeva il suo lavoro da netturbino. Eppure Emanuele cresce col sorriso, incontra l’amore della sua vita, Mary, conclude gli studi, aiuta la sua famiglia soprattutto moralmente. Moralità, è questa la caratteristica primordiale del Re Leone. Attento alle esigenze degli altri, pronto ad aiutare il prossimo (era membro della Misericordia), amante della sua città e del Savoia, credente. Ogni anno il pellegrinaggio a Montevergine non poteva mancare. 
Credeva Emanuele. Credeva nel suo futuro. Ha lottato fino all’ultimo. Ogni giorno sulla sua bacheca rassicurava i suoi mille contatti: “Il Re Leone sta bene”. “Ce la farò”. Non sono mai mancate le frasi di incoraggiamento da parte di tanti che, seppur non lo conoscevano di persona, lo incitavano a non mollare. In soli due mesi il suo aspetto inizia a cambiare, il suo sorriso inizia a celare sofferenza ma i suoi occhi hanno espresso fino all’ultimo la voglia di vivere.
«Mio fratello - racconta Giuseppe - era il migliore tra noi. Buono, affettuoso, mai un gesto sconsiderato, sempre premuroso verso di noi, mia madre ed i suoi nipoti. Mi piace pensare che mio padre fosse ormai stanco di stare da solo in Paradiso, ed allora ha scelto Emanuele per avere un po’ di compagnia. Non a caso - prosegue Giuseppe - è morto lo stesso giorno della scomparsa di mio padre.
Esattamente dopo 15 anni. Ha scelto un angelo terreno e lo ha fatto suo. Non era adatto a questo mondo di ingiustizie e cattiverie. Non ne possedeva. Forse tutto questo è solo un modo come un altro per non impazzire. Io lo sento ancora accanto, lo vedo entrare dalla porta. Ai suoi funerali è stato omaggiato. Tutti lo amavano», così conclude emozionato Giuseppe. 

Un momento indimenticabile quello della commemorazione funebre. La sua bara bianca, con su una maglietta con la foto di Emanuele, e una scritta: “Il Re Leone”, è stata trasportata da casa sua alla chiesa di Sant’Antonio a Trecase dagli amici e colleghi della Misericordia. Il parroco Don Giuseppe non è riuscito ad esprimersi come doveva e voleva. Tanta era la sua commozione e il dispiacere nel vedere quella bara bianca. Più di mille persone c’erano a dargli l’addio. Tutti indossavano la maglietta. Un volo di palloncini bianchi. Un ultimo saluto. Pianti, disperazione, sgomento. 

Sono trascorse ormai più di due settimane e ancora oggi il profilo Facebook di Emanuele non è stato oscurato. Ogni giorno tutti i suoi amici continuano a dargli il buongiorno. Preghiere, canzoni, aforismi, frasi d’amore. Emanuele sembra gestire ancora quella bacheca. Il suo gemello Cristian gli scrive come se il fratello gli potesse rispondere. La sua amata Mary continua a creare puzzle di foto dei bei tempi trascorsi assieme, invocandolo conti
Un minuto di raccoglimento in suo memoria alla partita del Savoia. Striscioni per lui sugli spalti e per le strade. Un vuoto incolmabile, un dolore che nessuno dovrebbe mai provare, una mamma che non vede più rientrare il suo bambino. Un altro letto vuoto. Un posto a tavola in meno. Se è vero che le parole qualche volta possono rincuorare, allora tutta la solidarietà va a questa famiglia. Un pensiero profondo a quell’angelo che ha dovuto dire addio alla sua vita troppo in fretta. Un incoraggiamento particolare al suo gemello Cristian, un giovane che perde una parte di sé, un ragazzo che dovrà vivere sempre col riflesso di suo fratello in lui. Un 24enne che dovrà vivere per sé e per il suo gemello. 
Il Re Leone non è morto, forse non si potrà più sentire il suo ruggito ma negli occhi di Cristian ci sarà sempre il sorriso e la forza di Emanuele. 

(dal periodico TorreSette del 25 settembre 2015)