A cura della Redazione

Il Tribunale di Napoli impugna il decreto di sequestro di Palazzo Fienga e dispone la restituzione delle case a tredici famiglie. 

A pochi giorni dalla presentazione, da parte del sindaco di Torre Annunziata Giosuè Starita, del progetto di recupero dell'ex roccaforte del clan Gionta, avvenuta a Palazzo Criscuolo in occasione della visita del ministro della Giustizia Andrea Orlando, potrebbe vanificarsi il "sogno" di veder finalmente riqualificato lo storico edificio di via Bertone.

Una decisione, quella dei giudici, motivata dal fatto che tra le trentanove famiglie sgomberate nella mega operazione di Polizia del 15 gennaio scorso, che ha visto l'impiego di oltre 650 uomini delle forze dell'ordine, ce n'erano tredici che nulla avevano a che fare con l'organizzazione criminale che per decenni ha fatto di Palazzo Fienga il suo quartier generale, pianificando al suo interno omicidi e traffici illeciti.

Eppure era stata la stessa magistratura ad ordinare lo sgombero del Palazzo, motivandolo con la fatiscenza degli alloggi e con la necessità di mettere fine al potere criminale nella zona.

Secondo il Riesame, tuttavia, per le tredici famiglie in questione, non ci sarebbero né legami con il clan né le condizioni di incuria e degrado strutturale relativamente ai loro alloggi.

Ora gli scenari potrebbero, dunque, mutare. E l'idea di trasformare Palazzo Fienga in un simbolo di riscatto sociale e civile potrebbe essere accantonta. Senza considerare il fatto dei possibili risarcimenti che potrebbero essere chiesti al Comune. Soldi che andrebbero così ad aggiungersi a quelli già spesi dall'Ente per la sistemazione provvisoria delle famiglie sfollate.

Immediate giungono le critiche da parte dell'opposizione extraconsiliare. Per "i grillini", "proclami e passerelle mediatiche non servono a rendere i sindaco Starita più credibile - si legge in un a nota -. A Torre Annunziata esistono cittadini attenti e vigili circa la gestione della cosa pubblica e la citata problematica di Palazzo Fienga ha origine nel 1982 e già nel 1996 e nel 2003 ci sono state ordinanze di sgombero, mai eseguite. Quindi possiamo affermare con certezza che l’unica vera emergenza per questa città è che Starita e tutta la Giunta si dimettano immediatamente”.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Sinistra Ecologia e Libertà: "Quello che riteniamo scandaloso relativamente alla vicenda dello sgombero di Palazzo Fienga - spiega il segretario cittadino Massimo Napolitano - è che che il sindaco abbia usato questo provvedimento come agnello sacrificale per evitare lo scioglimento del Consiglio comunale, mentre tante altre prescrizioni del Prefetto non sono state attuate e lasciate nel dimenticatoio. La camorra non si combatte sfrattando famiglie e bambini, e se ci sono camorristi tra gli abitanti di quella struttura essi devono essere arrestati e messi in galera, come prevede la legge. Lo sfratto non è contemplato come pena accessoria a quella detentiva. La questione è diversa se invece affrontiamo il problema relativo alla sicurezza strutturale dell'edificio - prosegue Napolitano -, ma l'Amministrazione ci deve spiegare come mai non sono state fatte sgomberare tutte le altre abitazioni presenti nel quadrilatero che, o sono crollate sotto i nostri occhi, o che versano in condizioni peggiori. Starita si impegnasse a riqualificare i 12 beni confiscati alla camorra e da sempre inutilizzati. Questo è uno dei tanti modi per combattere la camorra, altro che sogni e chiacchiere".

Ma al di là di tutte le polemiche che un simile provvedimento innescherà, va detto che il motivo principale per il quale Palazza Fienga è stato sgomberato è dovuto alla carenza strutturale dell'immobile, certificata dai Vigili del Fuoco, in seguito al sisma del 1980. Quindi lo sgombero andava fatto, mentre la confisca degli alloggi è tutt'altra cosa.