A cura della Redazione
E’ morto Aldo Agrillo, il più longevo dei giornalisti torresi. Il giornalismo per lui è stata una passione coltivata attraverso una lunghissima militanza come corrispondente per il Roma, quando il giornale napoletano apparteneva all’armatore Achille Lauro e alla sua direzione si avvicendavano grandi firme come Alberto Giovannini, Piero Buscaroli, Antonio Spinosa… I funerali si svolgeranno presso la chiesa della SS. Trinità, in via Gino Alfani a Torre Annunziata, oggi 31 marzo 2015 alle ore 16.00. Alla famiglia le condoglianze delle redazioni di TorreSette e torresette.it. Appartenere a un giornale, come lavoratore o come lettore, è un po’ come tifare per una squadra. Puoi pure non trovarti d’accordo, ma passare dall’altra parte no, quello è quasi impossibile. In Campania, e a Torre, eravamo tutti divisi tra quelli del Mattino e quelli del Roma. E per chi viveva in provincia i simboli dei due gruppi erano ovviamente i corrispondenti locali, punti terminali di un mondo che appariva comunque lontano, nonostante fossero meno di venti i chilometri che ci separavano dai due santuari: il Mattino all’uscita del tunnel della Vittoria, il Roma nel palazzo della flotta Lauro, di fronte al porto commerciale. Da una parte l’avvocato Farro e Nardino Sfera (poi Franco Correale) per il Mattino; dall’altra Aldo Agrillo, Enrico e Gaetano Piro per il Roma. Cronaca e sport rigorosamente divisi, argomenti che potevano confondersi solo quando allo stadio accadeva qualcosa di brutto. Ma ogni barriera veniva infranta dal rispetto: i giornalisti torresi potevano anche beccarsi sulla pagina, poi tutto passava davanti a un caffè lentamente consumato, chiacchierando a un tavolino del Lido Azzurro, o sfogliando i giornali, tutti i giornali, sul tavolone vista mare nel Circolo Sociale. Punti di osservazione ideali, crocevia di informazioni e di incontri. Aldo Agrillo, anche per la sua statura decisamente extra size in quei tempi, emergeva sempre. Conosceva tutti, e per un corrispondente più che una dote questa è una necessità. Amava Torre Annunziata come pochi, spesso gli toccava rappresentare la parte meno nobile: la cronaca nera impedisce di soffermarsi sul bello, costringe a riferire dettagli a volte raccapriccianti. L’esercizio più difficile in questo mestiere. Il giornalismo per quella generazione era passione autentica, un lavoro che prendeva parte delle loro giornate, occupate anche da altri impegni: professori, avvocati o, come Aldo, consulenti del lavoro; mestieri molto concreti e spesso lontanissimi dalla tentazione letteraria che comunque prende quando si combatte con il foglio bianco. Quel mondo, nell’era di internet, di whatsapp e di twitter appare lontanissimo: spesso non occorre neppure vedersi, basta un clic. Avesse avuto vent’anni di meno, Aldo avrebbe provato le novità, come provò il piacere della tv: Antenna Vesuvio, ogni giorno per raccontare quello che era successo in città. Allora era l’avanguardia e lui c’era. Professionalmente la vita è molto migliorata, anche nella verifica delle notizie, nell’approfondimento; manca a volte il contatto umano, la capacità di cogliere sfumature. Era quello il mondo di Agrillo, l’ultimo della sua generazione ad aver abbandonato il campo. In silenzio, sicuramente accompagnando il distacco con quel suo sorriso gentile. Cronista e gentiluomo. MASSIMO CORCIONE Nella mattinata del 31 marzo, per tutti noi operatori della carta stampata, è stata motivo di commozione la notizia della scomparsa del Decano dei giornalisti di Torre Annunziata Aldo Agrillo, di cui ricordiamo le sue doti di modestia, unita ad una dignitosa umiltà. Agrillo, all’inizio, legato alla sua terra natia, ha testimoniato la vita torrese e quella dei paesi vesuviani, come corrispondente del giornale Roma. Personalmente lo ricordo negli anni sessanta, quando, con i suoi colleghi, frequentava il Lido Azzurro e ne raccontava le vicende nelle pagine del giornale napoletano. Ma l’esperienza più lunga di cui sono stato testimone e suo collaboratore, insieme ad altri colleghi, è quella di Antenna Vesuvio. Egli infatti è stato, negli anni ’80, direttore responsabile dei servizi giornalistici della stazione televisiva torrese, una delle prime del meridione. Mi consta che ha dedicato l’anima al suo lavoro ed è stato sempre attento a tutti gli eventi che si svolgevano a Torre, con una costanza incredibile. A Lui si deve l’idea della trasmissione de “Il cittadino e il potere” che aveva un discreto numero di telespettatori. In seguito, si è dedicato alle pagine della storica testata oplontina “La Voce della Provincia” di cui siamo “figli” quasi tutti i noi giornalisti torresi, ed era titolare della rubrica “I segni del tempo”. In seguito sono cominciate le sue sofferenze che l’hanno accompagnato fino agli ultimi giorni della sua esistenza terrena; per cui gli è stata vicina la sua fedele nipote Rosanna che amorevolmente si è sacrificata nell’assisterlo. Come giornalista ha sempre creduto nell’importanza della carta stampata quale veicolo d’informazione e di cultura, oltre alla rilevanza della diffusione degli avvenimenti della nostra città che in alcuni casi poteva diventare un consiglio benevolo per chi reggeva le sorti del nostro paese. Noi tutti vogliamo salutarlo nell’amicizia e ringraziarlo per l’insegnamento lasciatoci per il nostro lavoro, che, se è fatto con impegno (sua dote principale), può essere proficuo per la collettività. FEDERICO ORSINI