A cura della Redazione
E´ trascorso ormai un mese dallo sgombero di Palazzo Fienga. Era il 15 gennaio scorso quando furono avviate le operazioni che hanno visto il massiccio impiego di forze dell´ordine e tecnici comunali. L´immobile di via Bertone a Torre Annunziata, per anni roccaforte del clan Gionta, è stato completamente liberato e murato, a seguito delle ordinanze della Procura della Repubblica e della DDA di Napoli. La prima riguardante il pericolo derivante dalle precarie condizioni statiche dell´edificio che ospitava circa centocinquanta persone; la seconda, relativa alla necessità di "chiudere" il covo di uno dei gruppi criminali più efferati e spietati della storia della malavita organizzata. Le famiglie sfollate sono state trasferite in tre diverse ubicazioni: una parte nella scuola di via Isonzo, un´altra presso i box di via Tagliamonte, la restante in una struttura alberghiera di Pompei. Un numero esiguo, invece, cinque persone in tutto, alloggiano presso l´ex Orfanotrofio attiguo alla Basilica della Madonna della Neve. Il Comune di Torre Annunziata, in questi trenta giorni, si è fatto carico delle spese di vitto ed alloggio per tutti coloro che sono stati allontanati dal fabbricato. E´ utile, a questo punto, capire quanto in realtà lo sgombero sia costato all´Ente. Dal 15 gennaio scorso, sono circa cento le persone che hanno usufruito dei pasti attraverso il servizio mensa affidato in economia, considerato il carattere d´urgenza, alla ditta Quadrelle 2001 di Quindici (AV), la stessa che gestisce la refezione scolastica sul territorio comunale. Colazione, pranzo e cena preparati nel centro di cottura di via Capuozzo. Il servizio sarà assicurato fino al prossimo 19 febbraio. Da quel momento, i pasti dovrebbero essere forniti solo ai minori. In totale, in poco più di un mese, l’Amministrazione ha sborsato 40 mila e 300 euro (IVA inclusa al 4%) per dar da mangiare ad ottantaquattro persone (inizialmente cento), con una spesa giornaliera di 13 euro pro capite. Costi sostenuti per le famiglie ospitate nei box di via Tagliamonte e nella scuola di via Isonzo. Diverso il discorso per i nuclei familiari che hanno trovato sistemazione in un albergo della vicina Pompei. Qui, il “pacchetto” comprendeva pernottamento, prima colazione e due pasti quotidiani con acqua minerale, con riduzioni sul costo per i ragazzi, gratis invece per i bambini fino ai 3 anni, con eventuali pasti a consumo. Dalle iniziali trentasette persone ospitate in albergo, si è passati a quarantanove e, infine, a quarantaquattro, dal momento che in cinque sono stati trasferiti all’ex Orfanotrofio. Dal 15 gennaio al 19 febbraio, giorno in cui le famiglie dovrebbero lasciare l’hotel per essere sistemate anch’esse nella scuola di via Isonzo, il Comune ha speso all’incirca 80 mila euro. Complessivamente, dunque, lo sgombero di Palazzo Fienga ha comportato un esborso da parte del Comune oplontino di poco più di 120 mila euro nell’arco di un mese. Ovvero, in media, 4 mila euro al giorno, come annunciato dal sindaco Giosuè Starita nella conferenza stampa del 24 gennaio scorso tenutasi allo stadio Giraud. In quell’occasione, il primo cittadino aveva anche affermato: «Adiremo le vie legali per il recupero, a danno dei 119 proprietari delle abitazioni di Palazzo Fienga, delle somme di denaro spese per l’emergenza. Va sottolineato, inoltre, che le spese per la messa in sicurezza dell’edificio e per traslochi sono state effettuate attingendo dal “fondo giustizia”».