A cura della Redazione
I familiari di Tommasina De Laurentiis diffondono gli esiti della seconda perizia sul decesso della sfortunata ragazza, morta nel marzo 2013 a seguito di complicazioni in seguito ad un intervento in laparoscopia all´ospedale S. Anna e Maria SS. della Neve di Boscotrecase. Quanto appurato consente di escludere profili di responsabilità professionale in capo agli anestesisti-rianimatori presenti durante l’intervento dell´8 marzo presso la sala operatoria del nosocomio di via Lenze. Diversamente, si evincerebbe che la responsabilità sarebbe da attribuire al medico chirurgo che effettuò l´operazione. Secondo le diverse dichiarazioni degli altri medici presenti in sala operatoria, e l’autopsia effettuata sul corpo della vittima, si evidenzia che la vena cava e l´aorta sono state lacerate dal trocar (strumento chirurgico appuntito) ma ciò che ha generato il decesso è stato il non convertire da subito la laparoscopia in laparotomia, ossia un’incisione chirurgica della parete anteriore dell’addome che consente l’accesso alla cavità addominale ed agli organi in essa contenuti, in modo da arrestare l’emorragia. Nonostante le diverse incitazioni da parte di anestesisti e capo infermieri, il medico chirurgo in questione avrebbe sì effettuato una prima laparotomia ma non si sarebbe accorto di un’emorragia più profonda e, in quanto tale, non avrebbe adoperato i clamp vascolari necessari per arrestarla neanche durante il secondo intervento di laparotomia, quando ormai Tommasina era già deceduta. La vittima ha anche subito trasfusioni di sangue, cinque sacche per esattezza. Dagli esami condotti dai periti emergerebbe anche che sono stati effettuati punti di sutura all’addome del corpo ormai morto di Tommasina. Gli infermieri dichiarano che la maggior parte delle suture sui vasi sono avvenute sul cadavere. Nonostante una perizia chiara, che accerterebbe l’errore del medico chirurgo, le indagini sono ferme. La Procura di Torre Annunziata, che conduce l´inchiesta, tarda a provvedere. «Quanto dobbiamo ancora attendere, di quanto tempo ha bisogno la Procura per decidere? - si chiede l’avvocato Gennaro Ausiello, legale delle famiglie De Laurentiis-Formisano, che segue ormai da oltre un anno e mezzo questa vicenda -. Il caso di Tommasina sembra un processo fantasma - prosegue -, già risulterà difficile giungere ad una sentenza definitiva di primo grado. Qui si rischia la prescrizione. Chiedo al procuratore Lauri di esaminare al più presto le due perizie. La Procura deve essere l’esecutore, deve garantire i diritti del cittadino. La famiglia Formisano è stanca, ha bisogno di giustizia. Gente semplice, umile, figli di nessuno. Io ho il diritto e il dovere di chiedere alla Procura di fare il suo dovere. Se così non fosse - conclude il legale - evocherò la Procura Generale. Questo caso non merita l’oblio». ENZA PERNA