A cura della Redazione
«La nostra scuola è pulita e non ci sono pericoli di natura igienico-sanitaria». Benito Capossela, dirigente scolastico del Liceo Pitagora-Croce di Torre Annunziata, spegne le polemiche che hanno riguardato in questi giorni l’Istituto di via Tagliamonte, innescate a seguito del ritrovamento di alcuni topi ed escrementi degli stessi negli spazi esterni della scuola. Una vicenda che ha avuto una vasta eco su alcuni media locali e sui social network, dove qualche studente ha denunciato condizioni inaccettabili per un luogo destinato alla formazione e all’apprendimento. E’ lo stesso Capossela a fare chiarezza su quanto accaduto. «L’1 ottobre scorso, dopo le segnalazioni pervenuteci da genitori e ragazzi, abbiamo effettuato un primo intervento di derattizzazione al termine delle lezioni - spiega il dirigente -. Preciso che le aule e gli ambienti interni della scuola erano del tutto idonei e non presentavano alcun segno di incuria. Il giorno successivo, ho contattato la ditta per un ulteriore intervento. Le derattizzazioni e le disinfestazioni sono di competenza della Provincia (proprietaria dell’Istituto, ndr) e dell’Asl - prosegue Capossela -, che stabiliscono quando effettuarle. Noi, invece, proprio per rassicurare studenti e genitori, siamo intervenuti a spese nostre. Il 2 ottobre c’è stata una derattizzazione completa. Il 3 ottobre, insieme al vicario Vincenzo Carotenuto, sono andato in ciascuna delle cinquantanove classi a dire ai ragazzi di stare tranquilli e che le lezioni sarebbero proseguite regolarmente. Non c’erano pericoli per la loro salute. Nel pomeriggio della stessa giornata - continua - è stato convocato un Consiglio d’Istituto straordinario al quale hanno preso parte anche i rappresentanti dei genitori e degli studenti. In quella circostanza, ho spiegato la situazione ed è stato deliberato di maggiorare la spesa annuale destinata alle derattizzazioni e alle disinfestazioni. Ne effettueremo dodici delle prime e tre delle seconde nel corso dell’anno, e, sottolineo, sempre a spese nostre». Tutto chiaro, dunque. Anche perché il 4 ottobre viene effettuata una ulteriore derattizzazione. Sabato mattina, invece, un gruppo di studenti (principlamente delle classi prime, seconde e terze) decide di non entrare nelle aule e resta fuori all’Istituto. Non vogliono prendere parte alle lezioni perché non si sentono rassicurati dai provvedimenti adottati dalla dirigenza. Saranno tredici le classi (e solo alcuni ragazzi di esse) che non entreranno, a fronte delle restanti quarantasei che svolgerenno regolarmente la loro attività didattica. «Sono andato da loro - afferma Capossela - insieme ai docenti per convicerli ad entrare in aula. Abbiamo anche discusso con alcuni genitori spiegando nuovamente che non ci sarebbero stati rischi». Poco dopo giunge una volante della polizia. Gli agenti constatano che la maggior parte degli studenti è in aula e quindi lasciano il plesso, senza alcuna altra conseguenza. «Il 6 ottobre - continua il dirigente - abbiamo convocato anche un Consiglio di classe straordinario al quale hanno preso parte i rappresentanti dei genitori degli studenti che non erano entrati il sabato precedente. Ho ribadito loro che non c’erano rischi e che sono state adottate tutte le misure necessarie ad assicurare la salvaguardia della loro salute. Inoltre, abbiamo deciso di non apllicare alcuna punizione. Siamo in democrazia, le proteste sono legittime. Basta solo confrontarsi e ragionare per risolvere i problemi». Parole che spengono qualsiasi tentativo di strumentalizzazione della vicenda. «Purtroppo - evidenzia Capossela - io ed i miei collaboratori, insieme a tutta la scuola, siamo stati sottoposti ad un processo senza che potessimo neache difenderci. Eravamo colpevoli nonostante, in realtà, non sia accaduto nulla. D’altronde l’area esterna all’Istituto è caratterizzata dalla presenza di piante e giardini. Gli interventi di derattizzazione li abbiamo espletati immediatamente. Di più, non potevamo proprio fare». Girando per le aule, ritentiggiate ad inizio anno dai collaboratori scolastici ed arricchite dalla presenza delle nuove lavagne multimediali «installate in tutte le cinquantanove classi» (ci tiene a precisare Capossela), in effetti tutto appare normale. Nulla che lasci supporre a carenze strutturali ed igienico-sanitarie. Stesso discorso vale per i servizi igienici, anche se sul web sono circolate fotografie non proprio edificanti. Un piatto doccia della palestra interna, non utilizzato, e fatto comunque ripulire, ed un water invaso da cicche e pacchetti di sigarette. «Questa, ahimè, è una questione di inciviltà - asserisce il dirigente scolastico -. I bagni vengono puliti regolarmente ma se i ragazzi vi gettano dentro di tutto, è ovvio che poi si dia all’esterno un’immagine non proprio positiva. Vorrà dire che ci impegneremo affinché ciò non accada più». La maggioranza degli studenti è contraria alla protesta: «Non è servito a nulla non entrare - spiegano alcuni di loro -, poiché era stata già effettuata la derattizzazione». «Non possiamo studiare in ambienti sporchi, dove sulle finestre ci sono escrementi di topi - replica chi si è astenuto dalle lezioni -. Questa è una scuola che si vanta di essere tra le migliori della provincia, ma noi non la pensiamo così». Insomma, una vicenda che fa discutere. La realtà è che, in ogni caso, la dirigenza del “Pitagora-Croce” ha provveduto a smorzare l’allarme sulle carenze igienico-sanitarie con provvedimenti tempestivi e risolutivi. Molto dura la posizione dei docenti del Liceo torrese che, in un documento, hanno difeso la costante ed attenta attività didattica: «La nostra è la scuola del fare, non dell’apparire. Il nostro impegno non si esaurisce con la canonica attività didattica, ma con l’elaborazione di progetti che vedono protagonisti sempre e solo gli studenti. Se si leggessero anche solo i titoli del nostro giornale d’istituto “Pitagorando”, probabilmente, un rigurgito di onestà intellettuale avrebbe permesso a qualche giornalista di evitare insolenze ed offese». I professori, infine, concludono: «I docenti non vivono alcun clima di oppressione, ma lavorano con grande dignità e serenità, cercando di infondere nei loro allievi non solo contenuti, ma anche e soprattutto valori come il senso civico e la libertà di pensiero. Tale libertà deve consentire loro di non subire passivamente quelle informazioni e quelle esperienze provenienti dal mondo circostante, soprattutto nel caso in cui queste influenze non siano educative». DOMENICO GAGLIARDI