A cura della Redazione
Ancora problemi per il completamento della vasca di alaggio. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Napoli, alla quale era stato inviato il progetto dell’importante infrastruttura per acquisire il parere di regolarità formale, ha sospeso per trenta giorni il termine per la conclusione del procedimento. Seconto l’Ente napoletano, infatti, la pratica sarebbe carente di documentazione ed andrebbe integrata da una specifica relazione e dai relativi grafici da parte del progettista. Come è risaputo, i fratelli Carmine e Bruno Sangiovanni, del cantiere nautico Air Naval Yacht, si sono aggiudicati nel 2012 la gara per completare la vasca di alaggio, iniziata ma mai terminata dalla Tess. L’opera, quindi, è finanziata dagli imprenditori dell’Air Naval, ai quali poi andrebbe la gestione dell’infrastruttura. Della vasca di alaggio si parla sin dal lontano 2004, quando il progetto iniziale fu affidato dalla Tess all’arch. Edoardo De Marco ed all’ing. Massimo Sbriglia. Costi progettuali complessivi circa 92.000,00 euro, ed oltre 20.000,00 euro riconosciuti all’Università di Napoli Facoltà di Ingegneria per gli studi idraulici. Poi, tra revoche, incarichi vari e contenziosi, si arriva all’anno 2009, con l’indizione del nuovo bando (10 aprile 2009) per la realizzazione in tempi rapidi della vasca d’alaggio, progettata su una superficie di 4 mila metri quadrati in modo da poter accogliere imbarcazioni fino a 35 metri di lunghezza e 10 metri di larghezza. L’importo a base d’asta fu fissato in poco più di 780 mila euro con fondi messi a disposizione dalla Regione Campania. Tutto, quindi, sembrava volgere al meglio: la gara viene espletata ed i lavori affidati alla società appaltatrice Laecobon srl. Ma ecco sopraggiungere il solito intoppo. I tecnici della società aggiudicatrice dell’appalto ritennero, infatti, che il progetto non fosse cantierabile perché necessitava di modifiche sostanziali che avrebbero comportato anche una revisione dei prezzi. Da qui il contenzioso con la Tess e la volontà da parte della società di sviluppo torrese-stabiese di rescindere il contratto. Poi, come tutti ormai sanno, la Tess è caduta disgrazia e successivamente messa in liquidazione dalla Regione Campania. In tutti questi anni, gli imprenditori e gli utenti privati sono stati costretti ad avvalersi della darsena del cantiere Aprea per il varo delle loro imbarcazioni, con enormi costi a loro carico. Alla crisi di carattere economico, quindi, si è aggiunto anche il calo delle commesse dovuto alla mancanza di una infrastruttura capace di permettere il varo di grossi natanti. FRANCESCO RUOTOLO