A cura della Redazione
Massimo Corcione. Quarant’anni dopo. Praticamente è passata una vita da quando gli agenti della capitaneria esposero quei tristissimi cartelli: divieto di balneabilità, tre parole che interruppero l’estate più disgraziata della nostra storia. 1973: l’anno del colera, la città sembrava eternamente percorsa dalle ambulanze, richiamate al primo sospetto di contagio, il suono inquietante delle sirene per settimane costituì la colonna sonora delle nostre giornate. I cartelli, anno dopo anno, si arrugginivano, ma la situazione non cambiava. Mai. Uno dei segnali più evidenti della nostra impotenza davanti alla inesorabile decadenza della città. Una vita fa, allontanata definitivamente dalle analisi condotte dall’Agenzia per la protezione ambientale: il mare di Torre Annunziata è di nuovo balneabile. E’ vero, non ci siamo privati dei nostri bagni quotidiani durante le estati degli ultimi quattro decenni, ma - come più volte detto - quei tuffi somigliavano più a un rito di fede che a un’azione consapevole. Immergersi in quell’acqua, a volte, ha rappresentato davvero un atto di incoscienza. E’ stato dettato dall’amore e ha generato una sorta di invulnerabilità a chi sa quanti mali. Almeno questo era l’autoconvincimento che ha accompagnato il nostro comportamento irresponsabile. Da oggi è tutto diverso, così almeno certifica la comunicazione che tanto somiglia a una dichiarazione di ritorno in vita. Si ricomincia, allora, ma non facciamoci vincere subito dalla nostalgia e dalle rievocazioni di quelle volte che Totò, Patty Pravo e Gianni Morandi… C’è da costruire un futuro, serve fantasia e anche qualche supporto pubblico per agevolare l’iniziativa privata. Torre Annunziata città di mare non è solo uno slogan, ma un punto di partenza. Gli stabilimenti balneari hanno la grande occasione: non è possibile che continuino a funzionare per poche ore al giorno. Devono tornare a essere punto d’attrazione anche per chi vive lontano da Torre. E poi: Porto, Litoranea, giardinetti saranno i prossimi passi, dopo la riscoperta delle rampe. Resta solo un pizzico di amarezza: possibile che per attivare un depuratore sia stato necessario attraversare quasi mezzo secolo senza che nulla accadesse?