A cura della Redazione
Revocato l’appalto per la ristrutturazione dei locali dell’ex stazione ferroviaria di Torre Annunziata Città, nei quali dovrebbe sorgere il Museo degli Ori di Oplonti. Ma più di una revoca si tratta della mancata aggiudicazione definitiva dell’appalto. I motivi di questo provvedimento ce li spiega lo stesso dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune oplontino, Giuseppe D’Amico. «Non potevo fare altrimenti - spiega l’ingegnere - perché attualmente nei locali di piazza Nicotera è stato installato il dispositivo che, attraverso il magnetismo, consentirà di “ripulire” i locali dall’umidità e dalle infiltrazioni. Un intervento propedeutico ai lavori necessari a garantire l’apertura del Museo. E siccome non sappiamo precisamente quando l’umidità scomparirà definitivamente, ci vorranno infatti mesi se non anni, ho ritenuto opportuno non assegnare in via definitiva la gara per la ristrutturazione dei locali». La domanda che ci verrebbe da porre è: per quale motivo si è proceduto ad indire la gara quando già si sapeva che i lavori non potevano iniziare se prima non si interveniva per risolvere il problema dell’umidità? Oppure, nessuno si era accorto in precedenza che i locali erano intrisi di umidità? Noi propendiamo per questa seconda ipotesi, altrimenti resteremmo sconcertati. Intanto, si rinvia ancora la realizzazione di un progetto che risale al lontano 2003. Fu l’allora assessore alla Cultura, Enzo Celone, ad elaborarlo e a volerlo fortemente per dare respiro ad un’economia stagnante che, ancora tuttora, attanaglia la città. La vocazione turistica di Torre Annunziata è, forse, l’unico volàno per la ripresa economica e, paradossalmente, quello meno sfruttato nel corso degli anni. Con il Museo degli Ori di Oplonti si potrebbero attrarre turisti e visitatori da tutto il mondo, in quanto i reperti sono unici nel loro genere. Naturalmente, la sua realizzazione darebbe anche impulso alla zona sud della città e si inserirebbe in un ampio riassetto urbanistico della stessa piazza Nicotera. I fondi per il Museo furono stanziati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali già nove anni fa, con l’intervento decisivo dell’allora senatore della Casa delle Libertà, Antonio Girfatti. Tuttavia, nell’arco di tutto questo tempo, il progetto è rimasto fermo al palo per le solite questioni di natura burocratica. Principalmente la diatriba tra il Comune e la Ferservizi, società del Gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce le stazioni per conto delle Fs. Quest’ultima voleva sciogliere l’accordo sottoscritto nel 2004 che prevedeva la concessione in comodato d’uso dei locali della stazione di Torre Annunziata Città per gravi inadempienze da parte dell’Amministrazione nella gestione degli stessi. Decisione che l’Amministrazione ha più volte osteggiato, riuscendo, alla fine, a prorogare l’accordo con le Fs dai sette anni inizialmente previsti, ai venti. Condizione necessaria per poter approntare realisticamente il progetto della nascita del Museo Archeologico. La struttura ospiterebbe non solo gli Ori di Oplonti, ma anche una sala interattiva che consentirà di visionare ricostruzioni grafiche dell’antico sito di via Sepolcri e degli stessi reperti trovati nella Villa di Poppea. Ci sarà, inoltre, una sala per la proiezione di documentari e film. Il tutto con un unico comune denominatore: il patrimonio archeologico oplontino, riconosciuto tra i siti di interesse mondiale tutelati dall’Unesco. Piazza Nicotera diventerebbe, così, il fulcro della cultura a Torre Annunziata. Ma la “revoca” dell’appalto per il Museo non è stata l’unica dell’Amministrazione Starita. Stessa sorte è toccata per la riqualificazione del molo di Ponente, con la perdita di un finanziamento regionale di 1 milione e 200 mila euro. Poi è sopravvenuta l’interruzione dei lavori per il completamento della bretella di collegamento porto-autostrada, a causa del mancato finanziamento regionale di oltre 3 milioni e mezzo di euro. Ancor prima, quella per i lavori di realizzazione della vasca d’alaggio. Indubbiamente ,le revoche firmate dal dirigente del Comune di Torre Annunziata hanno una loro giustificazione. Se non avesse agito in questo modo, il danno per l’Ente sarebbe stato maggiore perché le ditte appaltatrici avrebbero potuto presentare delle “riserve” e chiedere un risarcimento per la mancata esecuzione dell’appalto. FLORIANA VACCARO da TorreSette del 22 giugno 2012