A cura della Redazione
La questione dello Spolettificio torna alla ribalta. Il motivo che ha messo in allarme i lavoratori dello storico stabilimento militare è contenuto nell’art. 5 del Decreto Legge n. 215 del 29 dicembre 2011: “I contributi a favore dell’Agenzia industrie difesa (Aid) sono determinati per gli importi, rispettivamente di 6 milioni di euro nel 2012, di 5 milioni nel 2013 e di 4 milioni nel 2014; a decorrere dall’anno 2015 i suddetti contributi sono soppressi. Qualora il processo di risanamento non risultasse conseguito con il bilancio 2014 per il complesso delle unità produttive, si procede alla liquidazione di quelle unità che non hanno conseguito la capacità di operare secondo criteri di economica gestione”. A seguito di tale dispositivo, le rappresentanze sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl dello Spolettificio hanno chiesto un’audizione al presidente della Commissione Attività produttive della Regione Campania per esporre le loro argomentazioni in merito alla vicenda. L’incontro si è svolto martedì 17 gennaio in Regione, alla presenza anche dell’assessore regionale Saverino Nappi e del direttore dell’Ente militare, colonnello Andrea Volpe. «Noi della Cgil - ha iniziato Corrado Manzo, rappresentante sindacale - non entriamo nel merito della tipologia della nuova produzione dello Spolettificio, questo è compito dell’Agenzia Industrie Difesa (Aid). Quello che noi chiediamo, invece, sono due cose: monitorare costantemente l’evolversi della fase progettuale e della sua concreta realizzazione, tenuto conto del notevole impegno di risorse pubbliche; ricercare soluzioni di carattere normativo e contrattuale che possano tutelare e garantire i livelli occupazionali dell’area torrese. Alla luce di ciò - ha concluso Manzo - chiediamo la costituzione di un tavolo permanente con le Istituzioni (Regione e Ministero, ndr) per avere sempre sotto controllo la situazione. Comunque sarà difficile che al 31 dicembre 2014 lo Spolettificio possa avere un pareggio di bilancio, vista la recente riconversione industriale dell’Ente, passato dalla produzione di bombe a mano e dal ripristino di spolette, alla revisione e manutenzione di automezzi militari». Cosmo Guastadisegni, segretario della Cisl, ha invece posto l’accento sul fatto che la tipologia dell’attività in essere all’interno dell’opificio torrese non consentirà mai il raggiungimento dell’economicità di gestione. «L’Ente - ha dichiarato - acquista anche autovetture che risultano fuori produzione e di nessun interesse commerciale sia per la riparazione che per la vendita. Inoltre, nelle condizioni e caratteristiche in cui le auto si trovano, sono solo da avviare alla rottamazione con un ricavo che riesce a coprire a malapena i soli costi di acquisizione dei mezzi, lasciando del tutto scoperti i costi del personale, le spese di gestione dell’Ente e le quote degli investimenti effettuati. Alla luce di ciò è facile dedurre che tale attività non consentirà mai il raggiungimento del pareggio di bilancio. Pertanto - conclude il rappresentante Cisl - chiediamo che vengano attivati, quanto prima, incontri istituzionali con i vertici dell’Aid e del Ministero della Difesa, tesi a definire prospettive certe di lavoro per lo stabilimento di Torre Annunziata». Ma cosa ne pensa un diretto interessato, dipendente dello Spolettificio nonché candidato a sindaco per le prossime comunali a Torre Annunziata? «La fase di riconversione dello stabilimento militare - ha affermato il dott. Antonio Gagliardi - è in piena attuazione. Ritornare a parlare di produzione di bombe a mano o di ripristino di spolette serve a poco visto che il Ministero della Difesa oramai ha fatto la sua scelta. La domanda da porsi, semmai, è se questa nuova produzione possa garantire un futuro occupazionale agli attuali 190 lavoratori dello Spolettificio. Nessuno al momento è in grado di dare una risposta, anche se il raggiungimento dell’autosufficienza dell’opificio torrese entro il 2014 sembra alquanto improbabile. Bene hanno fatto le organizzazioni sindacali a chiedere, ed ottenere, un tavolo istituzionale permanente di confronto per mantenere alta l’attenzione su questa problematica. Certo è che se si riuscisse a ridurre il numero dei dipendenti accogliendo eventuali richieste di trasferimento anche verso altri Ministeri, allora i costi si ridurrebbero sensibilmente. Ma al di là di qualsiasi ragionamento, quello che interessa di più è mantenere in vita questa unità produttiva in modo da garantire decine di posti di lavoro anche alle generazioni future. Un’altra cosa è, invece, la razionalizzazione dell’area dello Spolettificio non direttamente interessata alla produzione dell’Ente. A tale riguardo - continua Gagliardi - appare molto interessante il progetto presentato dalla Fondazione onlus RAS (Restoring Ancient Stabiae), costituita a Washington nel 2002, e dal LUPT (Laboratorio di Urbanistica e Pianificazione Territoriale), nato nel 1976 come Centro interdipartimentale di ricerca istituito dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. La valorizzazione prevista dal progetto riguarda l’area archeologica degli Scavi di Oplonti e la Real Fabbrica d’Armi, con la continuazione degli scavi all’interno dell’area industriale dello Spolettificio e con il restauro e la rifunzionalizzazione del complesso edilizio della Real Fabbrica d’Armi, fondata nel lontano 1652. In conclusione, ci sarebbero le premesse per raggiungere un duplice obbiettivo: il mantenimento dei livelli occupazionali connessi all’attività industriale dello Spolettificio, ed uno sviluppo legato al turismo archeologico ed alla riqualificazione della Real Fabbrica d’Armi». FLORIANA VACCARO (da TorreSette del 20 gennaio 2012)