A cura della Redazione
Il 23 novembre 1980, trentuno anni fa, la terra tremò. Il Sud Italia venne squassato dal fragore di un sisma senza precedenti, di magnitudo pari a 6,8-6,9 della scala Richter (9-10 gradi scala Mercalli). Ad essere colpite la Campania, la Basilicata e la Puglia. L´Irpinia fu praticamente rasa al suolo dalla potenza devastante del terremoto. Nel piccolo comune di Laviano, prossimo all´epicentro, morirono 300 persone su una popolazione di 1.500 abitanti. Anche Torre Annunziata subì ingenti danni. Un uomo perse la vita stroncato da un infarto, mentre 51 furono i feriti. La zona sud della città, quella con le abitazioni più fatiscenti, fu ridotta in macerie. «Si calcolò nei giorni seguenti al sisma - spiega Vincenzo Marasco, presidente del Centro Studi Storici Nicolò D´Algano" - che circa il 4 per cento delle abitazioni della città risultarono distrutte e circa 110 edifici ne vennero fuori parzialmente crollati. Continuando con la conta dei danni, nella totalità, 850 edifici risultarono gravemente lesionati di cui 270 dichiarati inagibili». I soccorsi si attivarano quasi subito dopo il dramma. A prestare aiuto furono i militari di stanza presso lo Spolettificio, ben presto coadiuvati dai volontari delle associazioni locali come l´Archeoclub che si impegnarono per la distribuzione di viveri e coperte per gli sfollati. A provvedere alla carenza di cibo in quei momenti drammatici, diedero man forte anche gli stabilimenti della Dalmine, Deriver e Ciba-Fervet che misero a disposizione le loro mense aziendali. Significativi anche i sostegni dei Paesi esteri come l´Arabia Saudita, gli Stati Uniti, la Francia, la Svizzera, l´Iraq, la Germania, la Jugoslavia e l´Algeria. Il terremoto provocò in tutto 2.998 vittime. Nella foto panoramica, le macerie nella zona di San Francesco di Paola (Cuparella). Nell´altra immagine, il grafico originale della potenza del sisma. foto Archivio Marasco