A cura della Redazione
Per più di un’ora le campane hanno suonato a lutto. “E’ la morte della democrazia”. Con queste parole il parroco don Ferdinando Ciani Passeri, pastore della comunità di S. Giuseppe in località Croce di Paselle, ha accolto la piantata di un secolare ulivo al centro della nuova rotonda dell’incrocio più trafficato della zona: quello tra i comuni di Pompei e Torre Annunziata. La zona vive il disagio di trovarsi all’estrema periferia dei due Comuni, per cui tutte le iniziative e gli interventi dovuti di tutela e igiene ambientale vengono regolarmente omessi. La comunità parrocchiale aveva promosso già nel 2008 la realizzazione della rotonda e, attraverso una petizione cittadina, aveva espresso il desiderio di ripristinare al centro della rotonda una croce, a memoria di quella che anni fa diede nome e fama alla zona. Si sono susseguite negli anni promesse degli amministratori delle due città. Anzi, il comune di Torre Annunziata, che non ha nemmeno presenziato la costruzione della rotonda, ha espresso da subito perplessità per la mancanza dei fondi necessari alla sistemazione della croce. Una lettera di indignazione della comunità è stata inoltrata ad entrambi gli Enti, per la promessa non mantenuta e l’ennesima beffa ai danni di una cittadinanza riconosciuta solo come forza-voto. “L’amministrazione pompeiana ha risposto che l’istallazione della croce ha trovato parere sfavorevole, in ultima istanza, da parte della Sovrintendenza, mentre il sindaco Claudio D’Alessio avrebbe affermato che la croce poteva essere un simbolo offensivo per le altre religioni. La croce rappresenta Cristo, riconosciuto come profeta anche dai musulmani. Per non contare l’ostentazione di tante dive televisive del simbolo della croce, l’uso che se ne fa nella pubblicità. La croce è un segno, forte, deciso per chi ha fede. L’ulivo è un albero, oppure un segno di pace, o ancora, un pretesto di discussione. Certo è che adesso, nonostante le parole rassicuranti di alcuni politici, non può essere rimosso, interverrebbe la Forestale. Non sarebbe stato più semplice, per una volta, almeno una, mantenere le promesse? GIOVANNA OSTINI (Dal periodico TorreSette del 28 ottobre 2011)