A cura della Redazione
Un’eredità seria ed impegnativa. Di quelle dove responsabilità, carichi, doveri ed oneri si fondono per tradursi in un concetto esclusivo: continuità. Il beneficiario di questo “patrimonio” si chiama Nicola Conforti ed è il tenente colonnello chiamato a sostituire il collega Andrea Paris al vertice del Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata. Un testimone che appena tre anni fa era rovente molto più del significato letterario di questo aggettivo. Il meritorio e meticoloso lavoro del colonnello Andrea Paris ha consentito un passaggio di consegne assolutamente sereno quanto fiducioso. Una speranza alimentata dal volto di un territorio che, dal 2008 al oggi, è stato sottoposto ad un lifting costante che ne ha trasformato radicalmente le fattezze. «Il mio predecessore ha iniziato da zero, ma nonostante ciò mi ha lasciato in eredità una macchina ben funzionante. Il mio compito, invece, sarà quello gestire il delicato passaggio da una situazione di emergenza a quella di normalità», sostiene Nicola Conforti a pochi giorni dal suo insediamento a piazza De Nicola. Quarantuno anni ancora da compiere, pugliese (è nato in provincia di Taranto), il neo comandante si è formato all’istituto Nunziatella e poi alla scuola ufficiali di Modena. Prima di Torre Annunziata, è stato al comando della Compagnia di Gallarate, in provincia di Varese, e dal 2000 al 2003 ha diretto la Compagnia di Napoli-Vomero. Nel 2008 ha anche partecipato alla missione Unifil in Libano. La costituzione di un Comando Gruppo proprio a Torre Annunziata, tre anni fa, aveva un significato peculiare: lanciare un segnale forte in termini di percezione della popolazione che, dopo anni di desolante isolamento, inizia ad accorgersi della presenza dello Stato sul territorio. L’attività principale svolta in questo lasso di tempo è stata sostanzialmente quella repressiva, che ha visto spesso impegnati in prima persona, direttamente sul campo di battaglia, lo stesso comandante Paris unitamente al capitano Luca Toti, comandante della Compagnia. Oggi i torresi indossano il casco sui motorini e allacciano le cinture in auto. Scene inimmaginabili fino al 2008, quando in città imperava un’autentica anarchia che aveva soppiantato di fatto il codice della strada. Oggi è possibile percorrere corso Vittorio Emanuele senza imbattersi nelle sentinelle in motorino, autentici “diavoli custodi” di quello che era diventato il supermarket della droga più vasto della provincia di Napoli. E ancora oggi non siamo costretti più a registrare, come organi di stampa, undici rapine in dodici mesi allo stesso esercizio commerciale. Risultati oggettivi, inconfutabili, ottenuti grazie anche ad un’opera di recupero dei valori caratteristici che dovrebbero essere patrimonio di ogni singolo carabiniere, ma che l’eterna emergenza vissuta dal territorio, l’alto tasso di criminalità e le indubbie difficoltà operative avevano contribuito a trasformare in assuefazione, tolleranza e rassegnazione. «E’ il tempo di pensare seriamente ad un’attività di controllo e prevenzione che si esplica sostanzialmente con la cosa più semplice: la presenza costante dei rappresentanti dell’Arma sul territorio», aggiunge il tenente colonnello Conforti che, per sostenere questa convinzione, ricorre al concetto di “polizia di prossimità e di comunità”. «Si tratta di un approccio operativo sul territorio diverso da quello tradizionale, che favorisce la vicinanza fisica ai cittadini, agli enti, alle istituzioni con i quali si interagisce concretamente. Una sorta di “sicurezza partecipata” - afferma il neo comandante - che responsabilizza le persone rendendo molto più efficace l’attività tipica delle forze dell’ordine». Una comunità, quella torrese, in grado finalmente di percepire una maggiore sicurezza sul territorio che, sovrapposta ad un’attenzione sempre più diffusa verso l’affermazione del concetto di legalità, potrebbe consentire davvero di iniziare a programmare seriamente la “normalità”. Il lavoro dei carabinieri, unitamente a quello di tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio, resta in assoluto un solco fondamentale per continuare ad arare il campo della giustizia, della rettitudine, dell’onestà. Ma resta ancora molto da fare, soprattutto in termini di prevenzione da parte di altre componenti sociali. Occorre lavorare con serietà per abbassare il tasso di disoccupazione ancora assurdamente elevato nella nostra città. Contribuire ad abbattere tutte le barriere erette da egoismo e conflittulità politica che impediscono, ancora oggi, il decollo definitivo dell’area industriale consolidando i vecchi posti di lavoro e creando, nel contempo, nuove opportunità di occupazione. Trasformare, insomma, l’utopia in vita. GIUSEPPE CHERVINO (Dal periodico TorreSette del 21 ottobre 2011)