A cura della Redazione
Quando le parole diventano fatti ecco che prendono vita i progetti. Se non si perde la speranza, poi, e si è pazienti, questi si realizzano del tutto. Ed è quello che è successo all’iniziativa “Cittadinanza Plurale”. Un programma di politiche giovanili realizzato da cinque oratori di altrettanti Comuni di diverse regioni in cui operano le suore salesiane: Messina per la Sicilia, San Severo per la Puglia, Rosarno per la Calabria, Torre Annunziata per la Campania e Pavia di Udine per il Friuli Venezia Giulia. Questa iniziativa, proposta nel 2007 e dopo anni approvata dal Ministero della Gioventù (POGAS), è riuscita, in poco più di nove mesi di attività, a coinvolgere 700 giovani in esperienze di formazione, aggregazione e protagonismo all’interno della società civile. Ed ecco che i cinque ideatori, accompagnati dai giovani delle regioni coinvolte, si sono riuniti mercoledì a Villa Tiberiade per illustrare alle istituzioni il loro progetto. Presenti il primo cittadino Giosuè Starita, l’assessore all’Immagine, Aldo Tolino e il presidente della cooperativa Vedogiovane, nonché esperto della formazione dei formatori, il professore Michele Marmo. Tutti mossi dall’idea di rinascita e da un filo di speranza per la nostra città. Tutti incaricano i giovani della nuova generazione a cambiare le cose e ad eliminare quell’immagine propagandata dai film. E’ nota a tutti ormai la polemica mossa dal sindaco di Torre Annunziata nei confronti di “Fortàpasc”, il film di Marco Risi, le cui immagini, se pur non ritraggono realmente o fedelmente i vicoli della nostra città, per scelte logistiche e tecniche di set, raccontano di una realtà vera. Il clan Gionta e Giancarlo Siani non sono invenzioni, ma realtà. Cosa è cambiato? La criminalità esiste ancora. L’emergenza sociale vige tutt’ora. Ed è contro quest’emergenza che lottano i ragazzi. Vogliono cambiare film o addirittura scenario, rendere tutto più bello. Ed è per questo che i giovani si inseriscono in questo progetto, perché credono nei suoi obiettivi principali: collocare i singoli a seconda delle proprie capacità; riscoprire le peculiarità di ognuno, quelle dimenticate a causa di una condizione di vita disagiata; far conoscere il diritto umano e la legalità e favorire la comunicazione tra adulti e giovani. Tutto ciò per eliminare la criminalità e favorire il futuro di tutti. Il progetto “Cittadinanza Plurale” coinvolge giovani dai 14 ai 25 anni, impegnandoli nella formazione di animatori, i quali guidano i più piccoli in corsi teatrali, musicali, laboratoriali come quello di cucina o di cinema. Inoltre, il progetto prevede uno sportello di ascolto aperto a chiunque. Non mancano attività sportive e spirituali. Gli occhi vispi e vivi di quei ragazzi si vedono, vogliono allargare la loro famiglia, rendere partecipi tutti i giovani del nostro territorio. Si potrebbe creare una sinergia tra i diversi oratori, per avere un unico centro di accoglienza giovanile. Si potrebbe fare altro e tanto. Allora, come non sostenere queste iniziative e soprattutto come non divulgarle? Farle arrivare il più lontano possibile, è l’obiettivo. Ci sono tanti progetti come questo della “cittadinanza plurale” che sono abbandonati e che aspettano di essere sostenuti da chi ha orecchie e non vuol sentire. ENZA PERNA (Dal periodico TorreSette del 9 settembre 2011)