A cura della Redazione
Il procuratore aggiunto di Torre Annunziata, Raffaele Marino, ha incontrato gli studenti dell´Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Ernesto Cesàro". Ieri mattina, il magistrato che opera presso il Tribunale oplontino, dinanzi a tanti studenti ed insegnanti dell´Istituto di via Volta, ha parlato di camorra e legalità, rispondendo alle domande poste dai ragazzi e ragazze della scuola. Accolto da un appluaso scrosciante al suo arrivo, Marino, che recentemente è stato oggetto di minacce da parte della camorra, insieme alla sua scorta, ha risposto ai tanti quesiti che i ragazzi gli hanno posto. «Più che di legalità, vorrei parlare di libertà - ha dichiarato -. Voi giovani, oggi, non siete liberi. La vera libertà è quella di pensiero, di scegliersi il proprio futuro, di non omologarsi ai modelli che vengono proposti soprattutto dai media. La libertà esiste solo se c´è legalità. Imparate a guardare avanti, a scegliervi il vostro futuro. Questa è la vera libertà». Marino non si è sottratto ai quesiti fatti dagli studenti, che hanno riguardato non solo la camorra e la sua attività sul nostro territorio, ma anche la sua vita, per così dire, privata. Come ci si sente a vivere sotto scorta, gli è stato chiesto. «Male! - ha affermato il magistrato -. Io sono abbastanza insofferente verso questa condizione. Vorrei vivere una vita normale. In effetti, non vi è nessuna differenza tra gli arresti domicialiari ed l´essere sotto scorta. Tuttavia, ritengo che sia meglio la scorta anziché fare un lavoro che non mi piace. Ho scelto io di intraprendere la carriera di magistrato. Io credo fermamente nel mio lavoro e in ciò che faccio. In seguito alle minacce che ho ricevuto, e non era la prima volta, avrei avuto tanta voglia di nascondermi. Ma poi, la solidarietà di tante persone, anche di quelle che non conoscevo, mi ha aiutato, mi ha dato la spinta per continuare». La discussione si è poi incenhtrata sulle attività della camorra, in particolar modo racket ed usura. «Quando sono arrivato a Torre Annunziata - ha spiegato Marino -, la cosa che mi ha colpito di più è che in questa città vi erano tanti procedimenti per usura ed estorsione. E quello che mi ha sorpreso è stato il fatto che i tassi applicati dagli esattori dei clan non erano troppo più alti rispetto a quelli praticati dalle banche. Inoltre, le minacce e le intimidazioni nei confronti dei titolari di un´attività commerciale o di imprese, non erano così evidenti. Mi sono chiesto il perché. E la risposta è che qui non c´è lavoro, non ci sono industrie. In questa zona - prosegue - vi è un surplus di denaro derivante dal traffico e la vendita di sostanze stupefacenti, sia al dettaglio che all´ingrosso. A volte vengono arrestate anche persone provenienti dal Sud America, trafficanti per lo più, e membri della ´Ndrangheta. La droga è un moltiplicatore eccezionale di denaro. E la camorra, in parte investe il denaro derivante dal suo coommercio ed in parte presta i soldi, ovvero taglieggia gli esercenti. Ecco, qui l´usura ed il racket sono sistemi creditizi alternativi. Tutto ciò lo si contrasta fornendo un´alternativa alla delinquenza. Non basta l´azione delle forze dell´ordine, della magistratura, dei cittadini, di voi studenti. Serve il lavoro, lo sviluppo». Marino si congeda dagli studenti lanciando loro un appello: «Non vi fate vincere dalla paura. Se prevale la paura, ha vinto la camorra. Rivendico il diritto ad una vita normale. Noi non abbiamo bisogno né di eroi né di martiri, perché alla fine questi restano da soli. Invece, dobbiamo tutti noi rispettare le regole, la legge. Fare il proprio dovere, ogni giorno, consentirà di isolare chi trasgredisce. I torresi siamo noi!", conclude Marino.