A cura della Redazione
Come creare posti di lavoro in presenza di una congiuntura economica sfavorevole? E come garantire a chi un lavoro ce l’ha già, la sua continuità anche per il futuro? Sono questi i principali temi dell’agenda politica dell’amministrazione comunale di Torre Annunziata, di fronte ad una crisi economica ed occupazionale che non ha precedenti dal dopoguerra ad oggi. Era dalla fine degli anni ’70 che nella nostra città non nasceva un comitato spontaneo di disoccupati. Giovani che non hanno mai avuto un lavoro, altri che lo hanno perso, altri ancora che fino a poco tempo fa hanno vissuto di espedienti non proprio legali. E tutti, o quasi, consapevoli che qualsiasi tipo di lavoro è buono purché garantisca loro un reddito decente a fine mese. “Assessò sono disposto a fare di tutto, qui come altrove, ma datemi la possibilità di portare a casa un po’ di soldi”. E’ questa la richiesta più ricorrente quando mi incontro con questi giovani disoccupati; un atteggiamento di grande umiltà molto diverso da chi, negli anni addietro, pretendeva un salario sicuro più che un posto di lavoro. Cambiano i tempi, cambia la mentalità. Penso che ora tutti siano pienamente consapevoli dell’importanza di avere un posto di lavoro, e ancor più di mantenerlo anche per il futuro. Ma quante possibilità hanno oggi questi giovani disoccupati di imparare un mestiere e trovare finalmente un’occupazione stabile? Non molte, a dire la verità, ma il futuro appare molto più roseo del passato. Una mano la tende la Regione Campania con il progetto work experience, indirizzato ai giovani dai 18 ai 32 anni con minimo sei mesi di disoccupazione. Un anno di apprendistato di 20 ore settimanali presso le aziende che ne fanno richiesta con una remunerazione annua di 5 mila euro (6 mila per i laureati) a totale carico della Regione. Un finanziamento regionale di 28 milioni di euro spalmato in tre fasi: gennaio, aprile e luglio 2010. Potenzialmente oltre cinquemila giovani in tutta la Campania potrebbero imparare un mestiere ed essere un po’ più autonomi economicamente. Ma non è questa l’unica opportunità. Un altro strumento che creerà sicuramente occupazione è la Zona Franca Urbana, la cui partenza è prevista per il 1 gennaio 2010. Imposte zero per gli imprenditori disposti ad investire in un’area delimitata della città, con l’unico obbligo da parte loro di assumere manodopera di Torre Annunziata. E poi i progetti eternamente in cantiere: la Cittadella Commerciale di traversa Andolfi, in una fase più avanzata rispetto al mega progetto Pompei 2000, per il quale si è ancora in attesa dell’ inizio dei lavori, e gli insediamenti produttivi nell’ex Scac di via Terragneta. E, per ultimi, i tre progetti che l’amministrazione comunale ha presentato al Ministero per lo Sviluppo Economico per finanziare la riqualificazione dell’ex cinema Metropolitan e della Real Fabbrica d’Armi, e per la trasformazione della Metalfer in un incubatore di aziende. Ma di fronte a queste concrete possibilità di sviluppo, c’è un’altra faccia, quella del fallimento di una reindustrializzazione mai completamente decollata. La chiusura della Metalfer, con 89 lavoratori in mobilità; la vendita della Metecno, con altri 55 lavoratori in mobilità; la crisi del settore nautico, con i cantieri Aprea-Ferretti e Gagliotta in grosse difficoltà economiche. E a chiudere il quadro, il futuro incerto dello Spolettificio, la cui ultima commessa terminerà a giugno del 2010. Ed è proprio di qualche giorno fa, infatti, l’incontro delle rappresentanze sindacali dell’opificio torrese con il sindaco Giosuè Starita affinché venga posta all’attenzione delle forze politiche e del governo centrale la situazione dello storico stabilimento militare, che attualmente occupa oltre duecento lavoratori. In definitiva, una situazione in chiaro-scuro, ma che lascia più di una speranza per la rinascita sociale ed economica del nostro territorio. ANTONIO GAGLIARDI Assessore alle Attività Produttive (Dal settimanale TorreSette del 13 novembre 2009)