A cura della Redazione
In una società in cui i beni di lusso sembrano essere diventati beni di prima necessità, sembra assurdo accettare che nel 2009 esistano persone che non hanno alcun sostentamenti per poter vivere. Eppure è così. Ancora oggi si vedono giovani ed anziani che, girovagando per le strade della città, chiedono l’elemosina. Ma spesso la semplice offerta di danaro “in mano” non fa altro che riempire bar e fomentare il disagio dell’alcolismo, o peggio della droga, nonché dell’accattonaggio. Ed è per questo motivo che sette anni fa nasceva in vico Pace, adiacente alla Parrocchia dell’Immacolata Concezione di Torre Annunziata, la “Mensa dei poveri”, fortemente voluta dal compianto sacerdote Pietro Ottena. Sette anni di presenza sul territorio, di vicinanza ai bisogni dei più poveri, di solidarietà ed impegno quotidiano. Ma qual è il significato da attribuire a questi sette anni di attività della struttura? “Il significato sta nei fatti - dice l’attuale parroco Pasquale Paduano, che cura il servizio della mensa -. E i fatti stanno ad indicare che, grazie ai nostri venticinque volontari, ogni giorno riusciamo a garantire oltre trenta pasti serviti a tavola e più di quindici a domicilio. Non chiediamo nulla in cambio alla gente che viene qui a mangiare: non guardiamo al credo religioso, alla provenienza e a qualunque altro aspetto. La mensa è diventata un importante punto di incontro e di aggregazione sociale. Ogni persona che siede al tavolo dei “poveri” rispecchia una problematica diversa della nostra società: dai barboni, rumeni, rom, agli anziani e tossicodipendenti di Torre Annunziata e dei paesi limitrofi”. Il vero problema non risiede soltanto nella presa di coscienza di una realtà che esiste, che sembra essere nascosta agli occhi della gente, ma con la quale bisogna essere in grado di fare i conti. Ma anche nel riuscire a mantenere economicamente un’iniziativa del genere considerando che il numero dei meno fortunati aumenta di anno in anno. “I poveri vivono della generosità degli altri poveri, le offerte di generi alimentari arrivano dai non benestanti, i ricconi del quartiere e dell’intera città restano sordi al richiamo della solidarietà. Si vedono sempre le stesse persone in chiesa. La vecchietta che percepisce una minima pensione dona la frutta, disoccupati e precari portano carne o quant’altro rientri nelle loro possibilità. E questo non è giusto. Lancio appelli quotidianamente alla gente, racconto storie di uomini, donne, bambini soli, abbandonati a loro stessi ma senza avere risultati. Molti, invece, sono i gruppi giovanili e le persone di altre professioni di fede, come i luterani, che vengono alla mensa ad aiutarci, a dimostrazione del fatto che rispetto alla povertà siamo tutti uguali”. Durante l’estate le mense di Torre del Greco e Scafati sono rimaste chiuse e il numero degli ospiti di vico Pace è arrivato ad ottanta. Ora la dispensa è semivuota e ovviamente i soldi a disposizione non bastano. La Regione Campania, per intercessione dell’amministrazione comunale, stanzia ogni due anni seimila euro a favore del refettorio, ma in realtà il denaro non è sufficiente. “Gli amministratori di Torre Annunziata conoscono questa iniziativa della mensa, l’apprezzano, ma sono presenti minimamente. Fanno quel che possono. Noi, invece, adoperiamo quotidianamente nella vita dei bisognosi, diverse volte siamo intervenuti per aiutare i minori, che sempre più spesso si trovano in difficoltà, soprattutto se si ha un papà o una mamma in galera. Cerchiamo di seguirli in diverse attività, dal doposcuola al divertimento. Sono i minori che hanno più bisogno, in fondo sono il nostro futuro”. E’ evidente che dato lo scarso impegno dei cosiddetti “benestanti” e di chi dovrebbe aiutare il più debole, la solidarietà è considerata una mansione della sola Chiesa. Don Pasquale e i suoi “poverelli”, però, chiedono maggiore assistenza, cercano volontari. “La carità è una virtù del buon cristiano - dice infine il parroco - e non deve restare un semplice insegnamento impartito durante il Catechismo”. ENZA PERNA