A cura della Redazione
“Ho avuto sessanta nomination all’Oscar, è come se li avessi vinti tutti. Io vengo da Torre Annunziata, la chiave del mio successo è l’umiltà... Ah che voglia di tornarci, ma ormai ho novant’anni, viaggio poco”. Il virgolettato costituisce uno dei passaggi più significativi e toccanti di un lungo articolo, a firma Giuseppe Videtti, che domenica 12 luglio, (pagine 34 e 35, ndr), la Repubblica ha dedicato a Dino De Lurentiis nell’imminenza dei suoi novant’anni. Due paginoni ricchi di foto, interviste, testimonianze, a segnalare lo spessore, la lungimiranza, il coraggio che hanno permesso a questo illustre torrese di produrre più di seicento titoli che hanno fatto la storia del cinema. Ma, al di là della inconfutabile grandezza del personaggio, ciò che colpisce delle sue parole è, sia la riconosciuta e riconoscente memoria delle origini: “Io vengo da Torre Annunziata, la chiave del mio successo è l’umiltà”, che la forte tensione dell’anima, che vorrebbe farvi ritorno per cogliere e custodire le reliquie di quei luoghi : “Ah, che voglia di tornarci”. Un messaggio il suo che, pur nella struggente nostalgia che lo attraversa, è un atto d’amore nei confronti di questa nostra e sua terra, ed una lezione di vita, un segnale di speranza, un invito a darsi da fare. De Laurentiis, visti i tempi che corrono, avrebbe potuto non menzionarle queste sue origini, disconoscerle esplicitamente o, peggio ancora, enfatizzarle, ammantandole di vuota retorica e luoghi comuni. Al contrario il suo è un sentimento asciutto, essenziale, diretto, pragmatico, riconoscente. Calpestando i consunti e larghi basoli delle strade della città vecchia, sembra quasi di respirarlo e toccarlo questo senso di umiltà che egli ha elevato a chiave del suo successo. Serpeggia nell’umida frescura di certi cortili, tra gli spessi muri dei munazzeri i cui intonaci ancora conservano una percepibile memoria olfattiva delle paste che in quei luoghi venivano prodotte, nella sobria eleganza delle case borghesi dei “padroni”. Intere generazioni di umili, giammai di vinti, che hanno fatto questa città, le hanno impresso un’anima, instillato un sogno, una visione. Oggi, al contrario, intere generazioni di vinti, duole dirlo, giammai di umili, la stanno forse definitivamente affossando. In questo senso i novant’anni di Dino De Laurentiis e la sua storia personale costituiscono una grande lezione per tutti e non possono essere dimenticati. “Ah che voglia di tornarci, ma ormai ho novant’anni, viaggio poco”. Che bello se, visto che lui non può tornare, la città gli facesse sentire per l’otto di agosto il suo affetto e la sua riconoscenza. Basterebbe un segno. BIAGIO SOFFITTO UNA GIORNATA DA DEDICARGLI Otto agosto 1919. Una data storica per Torre Annunziata. Perché esattamente 90 anni fa, in quel giorno, nasceva nella nostra città il più grande produttore cinematografico del mondo: Dino De Laurentiis. Il ragazzino che vendeva spaghetti per le strade di Torre. Il giovanotto che sbarcava il lunario, a Capri, vendendo per un dollaro, ai turisti, le bottigliette riempite con le acque della Grotta Azzurra. L’uomo che, negli anni Cinquanta, produsse film come “Napoli milionaria”, “Guardie e ladri”, “Totò a colori”, “L’oro di Napoli”. “Miseria e nobiltà”, “Guerra e pace”. E che ottenne, sempre in quel periodo, i suoi due primi Oscar con “La strada” e “Le notti di Cabiria”. Il produttore che nel 1960 ci regalò un mito del cinema italiano: “La dolce vita”, il film di Federico Fellini che vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Senza dimenticare, poi, “La Bibbia”, “Waterloo”, “King Kong” ed altre famose pellicole da lui prodotte e che gli hanno assicurato tanti premi e la fama di cui gode oggi. Cittadino americano dal 1986, Dino De Laurentiis vive a Beverly Hills, in una splendida villa dove non manca mai il cuoco che gli prepara pizze napoletane. E trascorre le sue vacanze estive ogni anno a Capri. Un grande torrese a cui il destino ha dato tutto: soldi, successo e due bellissime mogli. L’attrice italiana Silvana Mangano, che conobbe sul set di “Riso amaro” nel ‘49, e la produttrice americana Martha Schumacher, che ha sposato nel ‘90. Dalle quali ha avuto cinque figlie: Raffaella (che ha ereditato dal padre la passione per la produzione cinematografica), Veronica, Francesca, Carolyna e Dina. L’unico maschio, Federico, è purtroppo scomparso in un incidente aereo in Alaska nel 1981. E’ un grande dolore che Dino De Laurentiis si porta dentro da circa trent’anni. Ma ritorniamo a noi, alla nostra città che gli ha dato i natali. Ed ecco la proposta: perché non dedicare al grande Dino, che gli statunitensi hanno soprannominato “The Legend”, una giornata in suo onore? Magari proiettando all’aperto, sotto le stelle, nello scenario dell’ex Parco Cristo Re o del Lido Azzurro, alcuni suoi famosi film. Accompagnandoli con dibattiti e ricordi di chi lo ha conosciuto quando era ragazzo, o di suoi parenti ed amici. O, addirittura, perché non invitare lo stesso Dino De Laurentiis e... sperare in un miracolo, se accetterà? Sarebbe un modo singolare ed originale per rendere omaggio ad un grande uomo, ad un grande produttore cinematografico, ad un grande torrese. SALVATORE CARDONE VIDEO