A cura della Redazione
Il decreto Gelmini incassa il sì del Senato e diventa legge. Ma le scuole italiane non mollano. La loro protesta continua, anzi le manifestazioni da parte di studenti e docenti si diffondono a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. La scuola è, oramai, sul piede di guerra, ma niente ha smosso il neo-ministro dell’istruzione Gelmini. Senza scoraggiarsi gli studenti torresi si sono accodati alle proteste dei loro colleghi sparsi in tutta Italia. I nostri studenti si sono armati di striscioni e slogan e, uniti da una stessa motivazione, hanno dato vita alla loro protesta. Il messaggio è chiaro: anch’essi vogliono contribuire a far valere i propri diritti. I rappresentanti degli studenti torresi hanno comunicato che continueranno ad opporsi, perseguendo nei loro obiettivi, finchè le loro voci non saranno ascoltate. Entriamo, però nel vivo della protesta ascoltando le opinioni di chi vive in prima persona la protesta: un rappresentante di classe, uno studente e un insegnante. È ormai nota la motivazione che ha spinto voi studenti di Torre e d’Italia a manifestare. Ma quali punti della riforma, in particolare , contestate? Rappresentante: “Sono molti i punti della riforma che non tolleriamo, ma quello che maggiormente ci adira e infastidisce è quello che prevede in caso di necessità la privatizzazione delle università e i tagli ai fondi per la ricerca. Non possono penalizzare la ricerca e, soprattutto, non possono permettere che le facoltà universitarie vengano privatizzate: tutti hanno diritto di studiare. La cultura è un diritto, non un privilegio.” Come vi organizzate per le manifestazioni? Rappresentante: “Ci organizziamo quotidianamente riunendoci presso la sede centrale dell’ISIS Pitagora. Naturalmente cerchiamo sempre di migliorare le nostre manifestazioni che non vengono effettuate solo sul territorio cittadino, ma cercano di spostarsi anche nel capoluogo di provincia”. Per quanto tempo ancora porterete avanti la vostra protesta? Rappresentante: “Beh, manifesteremo fino a quando ne avremo la forza, ma soprattutto finchè non saremo ascoltati e le nostre opinioni saranno prese in considerazione!” In seguito all’approvazione alla Camera del decreto legge Gelmini la scuola si è mobilitata per la protesta. gli studenti torresi hanno , anch’essi dato il loro contributo con diverse manifestazioni. cosa pensi della manifestazione che in qusti giorni vi sta coinvolgendo? Studente: “Ritengo che le manifestazioni non servano a cambiare il decreto già approvato dal governo, anche se sono convinta che bisogna sempre lottare soprattutto quando le battaglie sembrano del tutto perse” Vi siete informati sulla riforma Gelmini? Quali punti contestate ? Sei d’accordo con i tuoi compagni? Studente: “Si, in questi giorni m sono molto informata sulle norme previste dalla riforma. In alcuni punti sono in disaccordo : la Gelmini, per esempio, vuole ridurre l’obbligo scolastico da 16 anni a 14 anni. In questo modo esorta i ragazzi meno volenterosi ad abbandonare prima le aule favorendo il proliferare dell’ignoranza e soprattutto delle micro-criminalità. Un altro punto a favore degli studenti, a mio avviso, è la possibile privatizzazione delle università che non consentirebbe a tutti di frequentarla”. Condividi il modo di scioperare adottato dagli studenti torresi? Pensi che si possano adottare anche altri metodi per scioperare? Studente: “Sono, in parte, d’accordo con lo scioperare perché i giovani in un qualche modo devono far sentire la loro voce. L’importante, però, è evitare atti vandalici e di violenza che non servono a niente”. Lei , professore, è d’accordo con le proteste? Insegnante: “Non si può non essere d’accordo. Questa riforma non accontenta e non tutela nessuno, né docenti, né discenti. Non si può non essere d’accordo quando si constata che i giovani hanno finalmente qualcosa da dire riguardo al loro futuro. Esprimono preoccupazione, timore e perplessità circa i progetti che altri preparano per loro, cercando di fare quadrare i conti della finanza pubblica e non invece prevedendo forme adeguate di realizzazione piena delle loro perplessità”. Ha avuto timore per come si sono svolte le proteste in questa città, in questi giorni di agitazione generale? Insegnante: “E’ chiaro che sono d’accordo solo se le manifestazioni si limitano ad essere forme di protesta pacifiche, nel rispetto del senso civico e della libertà di pensiero altrui, anche di chi eventualmente non vuole manifestare. In una città violenta e degradata come questa, il mio timore è quello che lasciare i giovani per strada, da soli, a manifestare si corre il rischio che si possano imbattere in situazioni pericolose e violente che, con la protesta studentesca, non hanno niente a che vedere. Mi preoccupo, in pratica, che la protesta, giusta e legittima per se stessa, possa diventare solamente l’occasione per esprimere l’aggressività e la rabbia che, spesso, i giovani della nostra città alimentano dentro di sé, nel vuoto di riferimenti umani e culturali, nell’abisso totale dei valori sociali, civili ed etici”. Cosa suggerirebbe allora ai giovani manifestanti? Insegnante: “Suggerirei senz’altro di non cedere al pericolo delle strumentalizzazioni politiche o di altro tipo, di agire nella piena informazione dei fatti per cui si manifesta. Bisogna vivere la protesta come un’occasione di maturazione e crescita personale, di confrontarsi anche con gli adulti, con i docenti, di non sentirsi sconfitti solo perchè il Senato ha convertito in legge il decreto. “Provarci” è sempre meglio che stare a guardare, in generale nella vita. Sa che cosa mi rammarica molto, a dire il vero? Che sono diverse le categorie sociali e dei lavoratori a non essere soddisfatti delle riforme di questo governo. Sto parlando di noi adulti, ma alla fine sono soltanto i giovani studenti a dovere dimostrare di non essere contenti e di essere preoccupati del loro presente e del loro futuro. E noi? Mi mi pare che ci limitiamo solamente a mandare loro. Non è che, forse, siamo noi a strumentalizzarli?”. FABIO FIORENZA