A cura della Redazione
Il percorso laico di Salvatore Prisco Salvatore Prisco non solo è un laico, ma è anche un «socialista senza partito e un cristiano senza chiesa». E’ lo stesso autore a definirsi così, riprendendo quanto Ignazio Silone amava dire di sè. Se a ciò si aggiunge che Prisco, oltre ad essere un docente universitario e un protagonista del Foro napoletano, è anche un opinionista originale e ben presente nel panorama intellettuale non solo cittadino, si può comprendere come dalla raccolta dei suoi saggi degli ultimi anni, intitolata “Laicità”, venga fuori un percorso di riflessione, come recita il sottotitolo del volume, sui vari temi e problemi di scottante attualità: l’obiezione di coscienza, l’esposizione di simboli religiosi all’interno di scuole e uffici pubblici, i matrimoni misti, l’aborto, l’insegnamento di docenti non graditi all’interno di strutture universitarie dichiaratamente cattoliche. Il volume edito da Giappichelli, è stato presentato martedì scorso a Napoli, all’Istituto italiano per gli studi filosofici, da Francesco Paolo Casavola, Lorenzo Chieffi e Mario Tedeschi, autore quest’ultimo della presentazione alla raccolta di saggi. Dal percorso di Salvatore Prisco, successivo alla sua monografia sul tema dell’obiezione di coscienza, percorso che passa attraverso l’analisi della giurisprudenza della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato, della Cassazione nonchè l’insegnamento di maestri come Piero Calamandrei, Giuseppe Capograssi, Emilio Betti, Benedetto Croce, Jurgen Habermas, viene fuori una definizione problematica del concetto di laicità. Quella di Prisco, infatti, è una laicità che deve fare i conti con la Costituzione e con i principi costituzionali, con la necessaria generalità e astrattezza delle norme che devono valere per tutti, garantire i diritti di tutti, anche di coloro che nell’intimo della coscienza non condividono lo spirito e il dettato delle leggi. Il saggista torrese ha ben presente questo problema e, da laico coerente, considera come principale avversario da combattere la «pretesa a fondare nella coscienza diritti e ad affermarli al di fuori dei vincoli di solidarietà». Una pretesa ancor più pericolosa in un mondo dominato dal weberiano «politeismo dei valori», perchè sempre più spesso in società dismogenee e plurali lo scontro rischia di avvenire al di fuori della realtà ragionevolmente praticabile mettendo in crisi la possibilità stessa di una pacifica convivenza. Quella di Prisco è una laicità illuministicamente intesa, che considera ancora l’uso della ragione comune come unica via per raggiungere un accordo condiviso nell’arena pubblica. Evitando così, lo scontro tra le fedi, tra le civiltà o più semplicemente tra persone che intendano vivere insieme pacificamente nel rispetto della libertà e della personalità dell’altro. Sergio Marotta Redattore “Corriere del Mezzogiorno”