A cura della Redazione
Pubblichiamo la nota del MoVimento 5 Stelle Torre Annunziata sul ritrovamento di reperti archeologici dell´antica Pompei nel sottosuolo del nuovo centro commerciale che sta nascendo in traversa Andolfi, periferia della città oplontina. Un’interpellanza parlamentare urgente presentata dal M5S per chiedere conto e fare chiarezza su quello che, a giusta ragione, è stato definito da L’Espresso “LO SCEMPIO DI POMPEI 2”. La notizia ha lasciato tutti sconcertati ed indignati. Nell’articolo si parla infatti di una scoperta archeologica “miracolosa”: una fornace definita unica al mondo dagli archeologi ed una strada che collegava Pompei al mare. Sicuramente la prosecuzione degli scavi avrebbe portato alla luce altri manufatti, abitazioni e forse addirittura un “centro commerciale” dell’epoca, tesori conservati dai lapilli dell’eruzione del 79 d. C. e giunti intatti fino a noi. Tale meraviglia non potrà mai essere visitata perché è stata nuovamente sepolta, ma questa per mano dell’uomo, da quelle colate di cemento utilizzate per realizzare un ennesimo, gigantesco, centro commerciale. Appare superfluo sottolineare quale fondamentale importanza avrebbe potuto rappresentare un simile ritrovamento archeologico per il nostro territorio e per l’intera umanità. Una scoperta che ci avrebbe consentito di arricchire ulteriormente il nostro patrimonio artistico e che, se opportunamente integrato nella filiera turistica, ci avrebbe consentito di intercettare e convogliare ben altri flussi di persone verso la nostra città, visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Nonostante la Sovrintendenza ai beni archeologici intorno all’anno 2007, tramite i suoi esperti, avesse individuato qualcosa di veramente importante, notizia che venne riportata, come ricorda l’articolo de L’Espresso, anche dalla stampa locale, nessuna parola di chiarezza, di corretta e doverosa informazione alla cittadinanza è stata spesa dai nostri Consiglieri comunali o esponenti di qualsiasi partito politico. Ed anche le dichiarazioni del Sindaco non hanno fatto luce sull’intera vicenda. Anche gli stessi responsabili della Sovraintendenza archeologica sono rimasti inspiegabilmente silenti. Tutti zitti e muti, chè domani ogni cosa sarà già dimenticata! Perché??? Fa rabbia leggere che nell’ambiente dell’archeologia e tra coloro che, a vario titolo, hanno lavorato allo scavo, questi reperti siano da considerare “meraviglie”, “reperti che lasciano senza fiato per importanza e stato di conservazione”. Insomma un patrimonio della collettività mortificato e sacrificato in nome di un intento speculatorio volto a costruire un centro del commercio di massa. La nostra Amministrazione, Sindaco in testa, ripete come un mantra il solito e ormai stucchevole ritornello: “può essere un’opportunità per Torre Annunziata”! Ma davvero l’unica opportunità di sviluppo per questa città è l’aver autorizzato la conversione di terreni agricoli in edificabili allo scopo di realizzare un altro centro commerciale, considerato che nel raggio di pochi chilometri ne esistono già tre? Quale beneficio? Un centinaio di posti di lavoro? Ma ci si è chiesto quali saranno le ripercussioni sul già sofferente commercio locale? Si è pensato a quante centinaia di posti di lavoro potrebbero essere persi, come tra l’altro sta avvenendo nella vicina Pompei, a causa de La Cartiera? E ci si è fermati a riflettere quale enorme indotto di denaro avrebbe invece potuto creare la realizzazione di un nuovo sito archeologico in un’area come la nostra che, da sempre, è a forte vocazione turistica? Il Sindaco in un’intervista rilasciata ad una testata locale, facendo seguito all’articolo de L’Espresso, ha dichiarato che il giornalista del settimanale era poco informato, che i reperti archeologici saranno armonizzati all’interno del nascente centro commerciale e cita inoltre due sentenze del Consiglio di Stato, la 365 e la 366 del 2013, che a suo dire si esprimono a favore della costruzione dell’opera, sostenendo addirittura che l’operato della Giunta, in questo caso, rappresenta un esempio di ”buona amministrazione”. Siamo andati a ricercare e a leggere le sentenze citate, ma a nostre parere nessuna delle due sembra potersi sic et simpliciter riferire al caso de quo. La prima sentenza richiamata, infatti, la n. 365/2013 del CDS, riguarda esclusivamente l’appello promosso dalla Oplonti S.r.l. avverso la sentenza di I grado del TAR Campania, che aveva respinto il ricorso proposto contro il Comune di Pompei, la Regione Campania, La Provincia di Napoli, il Ministero dei beni e delle attività culturali e la Fergos S.r.l. per l’annullamento del titolo edilizio, del permesso di costruire concesso alla Fergos per l’apertura del centro commerciale “La Cartiera”, nonché delle relative delibere, decreti, provvedimenti e pareri resi dalle autorità competenti nel corso del procedimento, ivi compresa la Conferenza di Servizi. In particolare, la contestazione della Oplonti S.r.l. si basa sull’intervento di carattere commerciale che insiste su un’area a destinazione industriale, nonché sull’ulteriore dato che, nel caso di specie, non si tratterebbe di ristrutturazione edilizia bensì di nuova costruzione. Riconoscendo fondato l’appello, in accoglimento delle doglianze della Oplonti S.r.l., il CDS ha annullato gli atti impugnati concernenti il rilascio del titolo edilizio. L’unico accenno ai titoli rilasciati all’Oplonti S.r.l. riguarda la legittimazione attiva della stessa che per il CDS trova fondamento sul dato che entrambe le imprese avrebbero lo stesso bacino di utenza, a nulla rilevando la seconda vicenda processuale che “ha confermato la bontà di tali provvedimenti” (il riferimento è alla sentenza di I grado del TAR, oggetto di appello al momento dei fatti di causa). La seconda sentenza, invece, la n. 366/2013 del CDS, affronta sostanzialmente la medesima tematica ma a parti invertite. È la Fergos S.r.l. a contestare i titoli rilasciati all’Oplonti S.r.l. per la costruzione del centro commerciale a Torre Annunziata e ad appellare la sentenza che aveva dichiarato in parte irricevibile ed in parte respinto il ricorso in primo grado. Nel giudizio il Comune di Torre Annunziata non si è costituito. Il TAR aveva ritenuto irricevibile i primi quattro motivi del ricorso, attinenti l’illegittimità della variante urbanistica perché tardivi e proposti oltre il termine decadenziale previsto dalla legge. Decisione, questa, confermata dal CDS. Per quanto riguarda i restanti motivi di appello, gli stessi sono stati dichiarati inammissibili perché riproposti senza alcuna censura sulla decisione impugnata e senza aver indicato le ragioni per le quali le conclusioni di primo grado non sarebbero condivisibili. In sostanza, quindi, non sono stati affrontati dal CDS. Al di là del “tecnicismo” che potrebbe distrarre i non addetti ai lavori, appare evidente che nelle richiamate sentenze non viene sollevata alcuna questione relativa alla circostanza che la realizzazione del centro commerciale abbia sacrificato opere di interesse archeologico. Sono sentenze relative a schermaglie legali fra le due società economicamente interessate e mosse esclusivamente dall’intento di danneggiare il proprio diretto concorrente. Si tratta pertanto di riferimenti fuorvianti e per nulla attinenti alla vicenda che ci interessa. Quello che a noi sembra invece evidente è che sia ormai cronica la mancanza di un qualsivoglia progetto per il futuro di questa città. Si continua a navigare a vista, ondeggiando tra un piccolo o un grande interesse di parte, senza alcun disegno complessivo ed organico che faccia capire su quale settore puntare concretamente per rilanciare l’economia e l’immagine di Torre Annunziata. Noi crediamo che la nostra città abbia tutte le caratteristiche, forse le uniche rimaste, di guardare al futuro puntando ad uno sviluppo turistico-ricettivo-culturale. Il ritrovamento di questi reperti rinvenuti nel corso degli scavi avrebbe rappresentato un notevole ampliamento del Parco Archeologico di Oplonti e, insieme al progetto di riutilizzare la ex Fabbrica d’Armi, attualmente ridotta ad uno squallido scasso per auto militari, avrebbe permesso di collocare la nostra città tra le mete culturali più visitate, insieme a Ercolano e Pompei. In considerazione della straordinarietà dei reperti si sarebbe potuto addirittura pensare ad un Campus mondiale di archeologia, richiamando l’attenzione di studiosi da ogni parte del mondo in simbiosi con quelli delle nostre Università. La perdita di tale patrimonio è un’ulteriore ferita su di un corpo bellissimo, ma ripetutamente martoriato da tanta inettitudine. Per questo motivo il M5S si è attivato presentando un’interpellanza parlamentare urgente. Inoltre ci risulta che sulla vicenda siano in corso indagini per verificare se esistano responsabilità relative alle procedure autorizzative. Noi saremo vigili ed attenti per monitorare e registrare quale esito avranno tali indagini. L’articolo de L’Espresso si conclude così: “una cosa sola è certa: la Pompei 2 adesso è stata sepolta per sempre”, un’affermazione categorica che sembra chiudere la porta ad ogni speranza, noi invece non ci arrendiamo e la parola fine la si potrà mettere solo quando sarà fatta veramente chiarezza sull’intera vicenda. COMUNICATO M5S TORRE ANNUNZIATA