A cura della Redazione
Le immagini, la vita, le abitudini, i costumi nella Villa di Lucius Crassius Tertius di Oplontis (dove furono rinvenuti i famosi ori) e della Villa Cuomo di Sant’Antonio Abate. Sono materia per una modalità innovativa e divulgativa di fruizione del patrimonio archeologico conservato nel nostro territorio, legata alla sperimentazione che permette la possibilità di presentare la storia come un film o un originale televisivo. La prassi è quella delle interviste ed i reperti sono vissuti come contemporanei dai fruitori del messaggio storico scientifico. «Ho voluto mettere insieme contributi individuali che si intrecciassero tra loro in senso multidisciplinare, dando una lettura del passato a più livelli diversi tra loro - ha dichiarato Claudio Rodolfo Salerno, presidente dell’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali -. Nei miei lavori di sperimentazione culturale, ed in questo in particolare, punto sul senso della comunicazione tra noi e l’ambiente, che non è solo visiva. In questa realizzazione ho voluto narrare con le percezioni sensoriali un ambito archeologico. La narrazione senza parole - conclude lo studioso - interviene come vero e proprio medium culturale». Il testo “AgerPompeianus et AgerStabianus”, in particolar modo, raccoglie e approfondisce le precedenti ricerche dell’Istituto sulle Ville di Oplontis e di Sant’Antonio Abate. L’argomento affronta il complesso tema della fruibilità e della valorizzazione dei beni culturali agli albori del terzo millennio, partendo da monumenti archeologici meno noti di Pompei, ma non per questo meno importanti. Parliamo di Sant’Antonio Abate e Oplontis a Torre Annunziata. L’operazione culturale consiste nel narrare l’esperienza realizzata in alcune ville rustiche del territorio mediante la fruizione della cultura scientifica sulla base della percezione dei sensi. E’ un’esperienza che Salerno ed i suoi collaboratori hanno messo in campo precedentemente a Pompei, nel cantiere-evento dei Casti Amanti e nella Casa di Giulio Polibio, utilizzando un sistema innovativo, basato su precise conoscenze scientifiche che aiutano il visitatore a rileggere ed interpretare l’archeologia, offrendo nel contempo alle Istituzioni un’opportunità di valorizzazione dei beni culturali che affronti il problema dal punto di vista dell’insolito, attraverso l’esperienza artistica e sinestetica, come artificio al fine di rivivere l’antico in un contesto autentico. Si tratta di allargare il raggio dell’esperienza collaudata con successo in un ventennio di attività del laboratorio di ricerche applicate diretto dalla compianta dottoressa Annamria Ciarallo, dove sono state fatte indagini e sperimentazioni sulla base di reperti archeologici collaborando con il ceto scientifico universitario. L’altro lato di questa iniziativa sta nella possibilità di esperienze sensoriali da proporre ai turisti per aiutarli a viaggiare a ritroso nel tempo. Ci riferiamo alla produzione del vino, a quello dei prodotti delle erbe, alla costruzione di un orto botanico di piante ed essenze dell’epoca dell’eruzione che distrusse Pompei, alla preparazione dei cibi, ai tessuti ed ai manufatti in pelle, legno, ecc.. L’obiettivo del libro di Salerno è anche di stimolare una riflessione sulla trasmissione dei patrimoni, metodi, colture e tradizioni alle generazioni future. La presentazione del volume, con la proiezione di un documentario scientifico, è fissata a sabato 22 giugno presso la Chiesa Monumentale Croce di Lucca, in piazza Miraglia a Napoli. Il documentario “Archeologia di Segni Percettivi” introduce ad “AgerPompeianus et AgerStabianus”. Nella Chiesa Croce di Lucca interverranno, oltre al curatore dell’iniziativa culturale Claudio Rodolfo Salerno ed i suoi collaboratori, il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Gioacchino Alfano, e l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Daniela Nugnes. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2