A cura della Redazione
I lavoratori della Tess, la società di sviluppo ell´area torrese-stabiese, messa in liquidazione dalla Regione Campania, proseguono lo stato di agitazione proclamato nei giorni scorsi, e prendono atto della sottovalutazione della loro vertenza in particolare da parte della Regione Campania socio di maggioranza della partecipata, nonostante la drammaticità della situazione: i lavoratori non percepiscono lo stipendio da 11 mesi, salvo irrisori acconti. Nulla si muove sul piano della ricollocazione dei 28 lavoratori. L´assemblea dei soci, convocata per il 6 dicembre, ha all´ordine del giorno il licenziamento dei dipendenti. «Tutto ciò è ancora più grave - si legge in una nota dei sindacati Cgil, Cisl e Uil - perché le assicurazioni ricevute dal Presidente della Regione, Stefano Caldoro, relativamente alla ricollocazione di tutti i dipendenti e tutti i tavoli regionali in cui si sanciva questo impegno, sembrano svanire a causa dello scatto in avanti voluto dal commissario liquidatore, infatti Catenacci continua a minacciare i licenziamenti e non fa assolutamente nulla sul piano del pagamento delle spettanze arretrate». Di fronte a questo stato di cose, i lavoratori proseguono con lo sciopero fino a quando non ci saranno segnali concreti. La sottovalutazione della vicenda, l’accelerazione del liquidatore e la proposta di mobilità dei dipendenti, sono tutti segnali da parte della Regione che prefigurano il peggio. Le competenze dei lavoratori della Tess, impegnati in anni in quella che è stata l’unica agenzia di sviluppo regionale (peraltro in attivo) non possono essere disperse in un momento in cui la crisi congiunturale richiede degli impegni concreti in tale settore, in più riteniamo grave che si possa iniziare a far passare il principio che i conti Regionali possano essere sanati a partire dal licenziamento dei dipendenti di una società pubblica. «Confidiamo - proseguono le organizzazioni sindacali -, ancora una volta, nell’attenzione di chi in questi mesi ha cercato di trovare una soluzione per i 28 dipendenti e per le loro famiglie, vessate già dalla mancanza di uno stipendio che sopraggiungesse regolarmente, ed ora più che mai, preoccupati per un ulteriore aggravio della loro condizione con lo spettro di una incombente mancanza di prospettive occupazionali».