A cura della Redazione
"Si potrà costruire finanche nel cratere del Vesuvio: tutto questo grazie al nuovo piano casa". È quanto afferma Tonino Scala (foto) della direzione regionale di Sel. "Un silenzio assordante su una legge ignobile che di fatto rischia di favorire il proliferare di costruzioni nell´area a rischio. Avevamo provato a segnalare queste anomalie in sede di discussione in aula del provvedimento ma non siamo stati ascoltati. Prima di questa porcata esisteva l´articolo 5 della L.R. 10 dicembre 2003 n. 21, al comma 1 sanciva il divieto di "rilascio di titoli edilizi" che consentano "la realizzazione di interventi finalizzati all´incremento dell´edilizia residenziale" in zona rossa. Il divieto era coerente con le enormi preoccupazioni che riguardano l´area in questione. Un´area densamente popolata per la quale esiste anche un piano d´emergenza nazionale che prevede il trasferimento in aree sicure di tutti gli abitanti (più di 550mila persone) dei 18 comuni interessati dal rischio. Sulla questione Vesuvio e sulla sua pericolosità si spendono, da anni, interventi e parole. Nel corso degli ultimi anni si è tentato di convincere gli abitanti della zona a trasferirsi altrove, con un "bonus" di 30mila euro per le famiglie che avessero abbandonato la zona rossa. Bisogna dire che questi interventi non hanno avuto il successo sperato, a onor del vero. Per portare un po´ di buon senso c´erano voluti otto mesi di battaglie in consiglio a suon di emendamenti ed ostruzionismo per raggiungere ciò che nelle altre regioni avviene con la semplice dialettica. Mi meraviglio che le associazioni gli intellettuali che avevano sostenuto la nostra battaglia in consiglio, affermando che il lavoro prodotto era comunque da migliorare, siano stati assenti al dibattito di questi mesi. Per non parlare dell´assenza dei mass media sull´argomento. Nessuno si è accorto di quello che stava accadendo in questo paese quando fa comodo si fa finta di non vedere. Con la Legge regionale n.1 del il 5 gennaio 2011, grazie ad un emendamento si cancellano anni di conquiste gettando nel baratro interi territori sottoponendoli all´ennesimo sacco. In barba al rischio sismico e vulcanico, ma soprattutto in spregio alla lotta all´abusivismo, il Popolo della Libertà campano ha votato un emendamento alla legge del 2003 che vietava nuove costruzioni sulle pendici del vulcano. La prima firmataria è il consigliere regionale Paola Raia (PdL), di Somma Vesuviana. Con l´emendamento si modifica il comma 2 art. 5 della legge del 2003. Quello che stabilisce le eccezioni ai divieti: in zona rossa era possibile effettuare interventi "di adeguamenti funzionali o di natura igienico-sanitaria relativi a immobili esistenti". Adesso, sono concessi "gli interventi di ristrutturazione edilizia, anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito, in coerenza con le previsioni urbanistiche vigenti, a condizione che almeno il cinquanta per cento della volumetria originaria dell´immobile sia destinata ad uso diverso dalla residenza". Semplificando, questo vuol dire che in zona rossa si può demolire e riedificare. Il centrodestra campano ha mostrato il suo vero volto, la sua miopia, la sua irresponsabilità e soprattutto la pericolosità. La cosa che più mi rattrista è il ruolo dell´opposizione di centrosinistra in consiglio determinante per l´approvazione del provvedimento, 26 voti a favore su una maggioranza di 38. È vero non hanno votato il provvedimento ma le opposizioni potevano abbandonare l´aula facendo mancare il numero legale e non l´hanno fatto non so se per altrettanta miopia, perché condividevano o per interesse, politico intendo. Resta il fatto che quello che non erano riusciti a fare nella scorsa legislatura l´hanno fatto ora, il partito del mattone ha vinto è riuscito a mettere le mani non sulla città ma sulla regione. Un Grazie a coloro i quali hanno consentito questo scempio l´ultima colata di cemento che dopo la lava del Vesuvio distruggerà la Regione. Mi auguro che il governo nazione, se ha ancora un po´ di dignità e amore per questa terra, impugni questa norma innanzi alla corte costituzionale". COMUNICATO