A cura della Redazione

Con la notifica dell’avviso di conclusione indagini emesso dall’Autorità giudiziaria di Lagonegro (SA), è stata ultimata l’attività di investigazione che ha visto coinvolto un soggetto del Nolano, titolare di una rivendita di generi di monopolio ubicata in un piccolo comune Valdianese, che rivendeva illecitamente ingenti quantitativi di tabacchi acquistati per conto della propria attività a rivendite ubicate nell’agro nocerino-sarnese, in violazione allo specifico regime di autorizzazioni previsto dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.

Una singolare ipotesi di frode quella scoperta dalle Fiamme Gialle che ha fatto emergere anche un consistente giro di evasione fiscale: il soggetto è stato denunciato, 116 tonnellate di tabacchi lavorati nazionali ed esteri accertati in frode e un’evasione fiscale di oltre 4 milioni di euro. Mettendo a confronto i dati acquisiti presso l’Amministrazione dei Monopoli dei quantitativi di tabacchi lavorati acquistati per ciascuna rivendita rispetto alla densità abitativa dei Comuni del territorio di competenza, i militari della Tenenza di Sala Consilina hanno incentrato l’attenzione su una rivendita che sembrava approvvigionarsi di quantitativi anomali perché oltremodo superiori a quelli che potevano ragionevolmente essere riconducibili le potenziali esigenze in relazione al bacino d’utenza.

Infatti la rivendita di tabacchi sita a Salvitelle (SA), paesino del Vallo di Diano che conta complessivamente 567 residenti, aveva incrementato i propri acquisti di sigarette, passando da un abituale ordinativo mensile di 142 chilogrammi ad un approvvigionamento mensile di 6,5 tonnellate. Le sigarette, ritirate presso il deposito di Potenza dove la rivendita risultava era autorizzata al loro acquisto, proseguivano verso depositi clandestini ubicati nel Nolano per poi finire in esercizi pubblici non autorizzati alla rivendita, nei circoli privati e nel “porta a porta”. Recuperati a tassazione ai fini delle imposte sul reddito i proventi illeciti derivanti dall’ipotesi di reato di riciclaggio, emerso dalle conseguenti indagini di polizia giudiziaria, per complessivi 4 milioni di euro. 

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