A cura della Redazione

Piange, Irma Testa, nel vedere la sconfitta di Guido Vianello, pugile romano di 22 anni sconfitto al suo esordio nell'incontro contro il pugile cubano. Ora è sola, questa ragazza di Torre Annunziata, a provare a tener alto il tricolore sul ring di Rio. Lei, che è la prima boxer azzurra a essersi qualificata per i Giochi. 

“Ora sono da sola - spiega con un filo di voce e gli occhi lucidi - e so quanto sarebbe importante conquistare una medaglia. Ammetto che è una pressione che aumenta e che sento parecchio”.

Gli argenti (Cammarelle e Russo) e il bronzo (Mangiacapre) di quattro anni fa a Londra, sembrano lontani un secolo. Siamo aggrappati ai guantoni di Irma Testa, prima pugile sia italiana a qualificarsi per un'Olimpiade, per provare a salvare almeno il bilancio numerico della spedizione.

Cambiano gli sport, ma spetta come sempre all'allenatore, al commissario tecnico, assumersi le responsabilità della disfatta brasiliana del pugilato italiano.

E così Raffaele Bergamasco, coach della Nazionale di pugilato maschile, è il primo a dover spiegare il perché del fallimento della spedizione azzurra. «Se penso di dimettermi? Il pensiero mi passa per la testa, ma c'è un'Olimpiade ancora da finire: una volta tornati a casa, potremo fare le valutazioni del caso insieme alla Federazione».

Irma ha voluto, nel suo primo incontro con l'australiana Watts, il mister Bergamasco (nella foto, il coach di spalle) a bordo ring insieme al coach della Nazionale femminile Emanuele Renzini. Raffaele è torrese come Irma (il papà Ernesto disputò l’Olimpiade di Monaco del 1972 e ora dirige la palestra "Pugilistica Oploni" a Torre Annunziata). La sua presenza le ha dato coraggio e portato anche fortuna. Quasi sicuramente vorrà averlo vicino anche nell'incontro con la francese Mosseley.

Ma le cause del flop non sono tutte dell'allenatore. Sorteggi sfavorevoli, infortuni (vedi lo zigomo fratturato di Mangiacapre nel primo match), inesperienza, scarsa combattività: da questo cocktail amaro nasce la disfatta carioca.

Bergamasco non si nasconde:”Forse ho sbagliato ad assumere un compito più grande di me, ma non ho rimorsi, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo per fare una buona Olimpiade”. Sarà, ma il confronto col passato, anche recente, è impietoso.”Ci vuole di certo più di un quadriennio per plasmare una Nazionale forte come la precedente - sottolinea deluso Bergamasco - e per lasciare maturare giovani come Vianello e Cappai”.

Intanto, ad aspettare Irma Testa ai quarti della categoria 60 kg, lunedi 15 agosto alle 22,15 ora italiana, c'è la francese Mosseley, campionessa del mondo.

”Vuol dire che qualcosa saprà pur fare...- prova a scherzare Irma -; mi aspetto un match molto diverso da quello che ho vinto con l'australiana Watts, stavolta ci sarà da soffrire e da pensare, perché la francese la boxe la conosce bene...”.

Forza Irma, siamo tutti aggrappati ai tuoi guantoni!

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