A cura della Redazione

La storia del Savoia non è avara di clamorosi fallimenti. Scontiamo più di altri la mancanza di un presidente “tifoso” che è, probabilmente, figlia di un tessuto economico sfilacciatosi negli anni fino alla attuale disgregazione che ha impedito la nascita o il perpetuarsi dell’imprenditoria locale. Insomma, soffriamo la mancanza dei Voiello, dei Faraone Mennella, dei Farinelli, che hanno scritto belle pagine della squadra cittadina perché animati anzitutto dalla passione per la maglia bianca.

Rari sono i casi di “timonieri” esterni alla città, insediatisi con idee ben chiare, solidità economica e programmi a lunga scadenza - tipo Moxedano, per intenderci - e comunque, anche in questo caso, si è finito con il soffrire passaggi di mano inconsulti, per non dire traumatici.  

Una soluzione sul modello Zamparini-Palermo o Lotito-Salernitana sarebbe potuta venire dalle aree industriali dismesse sul territorio. Ma qui, non solo la partita non sembra ancora essere avviata per la incapacità/miopia della politica nostrana, ma ci inoltriamo in un campo - quello politico, per l’appunto - che non ci compete e talmente contorto che preferiamo glissare non senza aver dato l’idea di quello che al calcio nostrano queste opportunità potrebbero regalare. Va da sé, che per queste e altre considerazioni che spiegheremo, il presente non lascia spazio all’ottimismo. La crisi economica, tutt’ora incombente, lascia poco margine a chi ancora ha voglia d’investire nel calcio, la “nomea” dell’ambiente difficile e supponente fa il resto. 

Già altre volte abbiamo sottolineato che il curriculum del Savoia, salvo rare e ormai trapassate eccezioni, è pieno zeppo di tanta serie D e serie C, con copiosi spruzzi di dilettantismo regionale. In breve, il termine di nobile decaduta è da intendersi in senso molto, ma molto lato. Eppure sono bastati un lustro di buona C1 con la ciliegina della B nell’ultimo ventennio perché in molti affezionati alberghi, ormai stabilmente ma senza valide ragioni, il principio della programmazione ambiziosa e del “tutto e subito”, praticamente l’anticamera del fallimento o, se vogliamo, del veloce impoverirsi della rosa di possibili pretendenti alla carica di numero uno di Piazzale Gargiulo. Senza dimenticare i fatti e misfatti pseudo sportivi che, in più occasioni, sono saliti alla ribalta nazionale e che pesano come macigni in quei pochi che pure avrebbero ancora voglia di investire nel Savoia. 

Innumerevoli, negli ultimi anni, sono state le partite a porte chiuse e le giornate di squalifica dello stadio, derivanti da comportamenti che, a torto o a ragione, sono stati ritenuti scriteriati. Ben noto, inoltre, il giudizio che gli organi di vigilanza e le forze dell’ordine hanno degli sportivi torresi. 

Eppure, nonostante tutto, eccolo spuntare dal nulla, Ciro Altea da Marigliano. Non sappiamo se e come convinto ad investire all’ombra del Giraud, poco interessa; molto di più, invece, è che lo si metta nelle condizioni di poter operare come ha dichiarato e che i cori pro, i larghi sorrisi e gli applausi scroscianti, si trasformino in azioni concrete come la sottoscrizione di un abbonamento o l’acquisto di un biglietto d’ingresso evitando poco lusinghieri e pericolosi “scavalchi” o il mendicare un “paghi uno passi due” come troppe volte negli anni si è assistito anche da parte di chi ha poi ferocemente criticato la società di turno. 

Inutile sottolineare che le contestazioni pacifiche fanno parte del gioco e che chi paga ha il diritto di critica che, se costruttiva, fa anche bene al timoniere di turno. Dunque, comportamenti civili, propri di una larghissima fetta degli sportivi torresi, siano ad esempio soprattutto quando, ancora una volta, per fortuna in positivo, ci si ritrova sui mass media di mezza Italia grazie al bell’intuito della nuova società di nominare presidente onorario Ciro Immobile, un uomo immagine di gran valore, tifoso del Savoia e di Torre Annunziata. 

Non sprechiamo questa grande opportunità di far conoscere l’altra faccia della città e della torcida, quella meno conosciuta ma ben più importante, nei numeri e nei fatti.  

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