A cura della Redazione
Francesco Scarpa, il capitano. Vincenzo Feola, l’allenatore. Poi Maiellaro, Terracciano, Petricciuolo, Viglietti, Criscuolo, Manzo, Stendardo, De Liguori, Gargiulo, Meloni, Tiscione, Del Sorbo, Carotenuto, Longo, Panariello, Esposito: cominciate a mandarli giù a memoria. Insieme con tutti gli altri calciatori che hanno vissuto una stagione da record. Il Savoia è stato promosso, ufficialmente, con tre giornate d’anticipo. E’ qui la festa, ancora una volta. Da sempre nel calcio Torre Annunziata vive tra l’alto e il basso, tante volte sull’altare e altrettante nella polvere. Ma, se vincere è bello, trionfare è tutta un’altra cosa. Al Savoia (e pure alla città) non è successo spesso, siamo stati abituati a successi sofferti: abbiamo conquistato la serie B ai play off partendo dal quinto posto, e quell’impresa impossibile scatenò il delirio popolare. Questa vittoria, se possibile, è ancora più importante: vale doppio, è stato come vincere due campionati in uno. Passiamo dal Comprensorio Montalto e dal Due Torri (con tutta la simpatia e il rispetto che meritano) alla Salernitana e il Foggia: il torneo unico di Legapro’ segnerà la linea di demarcazione tra il Grande Calcio e lo sterminato mondo dilettantistico. Il Purgatorio tra l’Inferno e il Paradiso, il massimo per ora. E questo non significa accontentarsi. Il Savoia ha vinto nonostante tutto. Nonostante abbia perso dopo appena qualche mese il suo presidente, Lazzaro Luce, arrestato per le dichiarazioni di un pentito di camorra: una storia dai contorni ancora ammantati dal segreto istruttorio. E’ stata sempre garantita la regolarità della gestione: Quirico Manca e Gianluca Marciano ci hanno messo la faccia, una faccia pulita. Come quella di Rodolfo Nastro, il portavoce, il punto di contatto con la città e con chi racconta il calcio ai tifosi. Ad Antonio Simonetti (l’uomo delle trattative) si è aggiunto Francesco Maglione (un esperto navigatore): anche dal loro passato passa il futuro di una squadra e di una società che ora andranno rinforzate. Da domani comincerà il festival delle voci, ma concediamoci un giorno di tregua. Convinti che Scarpa resterà il nostro simbolo: un torrese che esalta il club della propria città, che bacia la maglia che non aveva mai indossato, che tifa Savoia finalmente potendo decidere le sorti di una sfida dal campo, con un gol dei suoi. Il massimo della vita, il sogno che ciascuno di noi - innamorati del Savoia - avrà fatto almeno una volta. Lui l’ha realizzato. Le celebrazioni necessariamente passano per gli elenchi dei protagonisti, ma ce n’è uno nella storia anche di questo Savoia senza il quale nulla sarebbe possibile: il pubblico. Non è retorica, né puro campanilismo, ma presentarsi in seimila per una partita di serie D è un record che molti presidenti di B invidiano. L’effetto che fa una curva gremita e imbandierata sistemata proprio lì, all’ingresso dei calciatori, è straordinario: carica gli idoli di casa e intimorisce gli avversari. Non so se davvero conti quanto un uomo in più, come scrivevano i Classici, ma sicuramente quella curva è meglio averla dalla propria parte. E’ ricchezza pura, entusiasmo senza il quale tutto diventa più difficile. Un patrimonio al quale la squadra in moltissime trasferte ha dovuto rinunciare per quei divieti che i prefetti continuano a imporre per ragioni d’ordine pubblico. E’ già l’incubo che guasta i sogni sulle sfide della prossima stagione, in Legapro’. Ci aspettano Benevento, Casertana, Salernitana, Ischia, Paganese e forse qualcun’altra: nessuno sa se questa altissima concentrazione campana resterà confinata in un girone, oppure divisa. Se la buona condotta ancora aiuta a redimersi, l’ultimo è stato un anno positivo che qualche conseguenza dovrà pur produrla. Ma questo è il momento della festa. Per i calciatori, per i tifosi, per la città. Sì, anche per la città: vedere il nome di Torre Annunziata abbinato a un’impresa positiva non può non regalare soddisfazione. Lo ripeto: non cambierà la nostra condizione di cittadini, ma fa piacere. Le strade e i palazzi pavesati di bianco - comunque la si pensi sul fenomeno calcio - rappresentano una espressione di gioia collettiva. Non durerà per sempre, ma oggi godiamocela tutta. Grazie, Savoia. MASSIMO CORCIONE