A cura della Redazione
La Roma chiama il Savoia risponde. Un paragone azzardato, d’accordissimo, ma serve a farci comprendere il valore dell’impresa che i bianchi di Feola stanno portando avanti: nessuna altra formazione dell’intero pianeta calcistico nazionale, dalla serie A alla quarta serie, ha inanellato una striscia di vittorie così lunga come la squadra torrese... e quella capitolina. Con l’Hinterreggio, però, sono cominciate a palesarsi le prime incrinature di una macchina sin qui perfetta. I calabresi sono apparsi squadra ostica, dotata di buone individualità, che non ha particolari obiettivi di classifica né una piazza esigente e pressante: a Reggio Calabria i biancazzurri sono considerati alla stregua di quei caratteristi del cinema che rendono il film più gradevole nel ruolo di abili comprimari che saranno sempre ricordati come tali, all’ombra del protagonista principe. Nel caso, la Reggina, unica vera ed incontrastata padrona della piazza. Tutto questo, però, permette di crescere e migliorarsi senza patemi e quindi venire a giocare al Giraud senza timori reverenziali, tramando con la fitta rete di centrocampo che, se non ha avuto clamorosi sbocchi offensivi, ha impedito al Savoia di giocare come sa. E questo, unito ad una stanchezza più mentale che fisica di molti bianchi, poco o niente abituati a sopportare le pressioni della piazza, i record da battere, l’avversario che gioca la partita della vita, concorre a determinare l’errore che ti impedisce di arrivare al gol o ti fa faticare il doppio per recuperare. Feola domenica ha proposto - prima assoluta dopo otto turni - un uomo nuovo in formazione: Del Sorbo. La prestazione dell’attaccante è stata superlativa, ma ci ha anche detto che la coesistenza con Meloni è alquanto problematica. Non a caso, quando il tamburino sardo è stato sostituito da Carotenuto e Del Sorbo è andato ad occupare il suo posto con lo stesso Carotenuto alle spalle, i bianchi hanno ritrovato più verve in attacco. E’ questo un tema che il tecnico di Somma Vesuviana dovrà affrontare, così come l’evidente appannamento di Pippo Tiscione ed in parte di Francesco Scarpa. Problemini, si dirà, vista la rosa a disposizione. Ma è bene cominciare a pensarci se è vero che “...meglio venti partite ad alto livello che trenta senza offrire il contributo tecnico che ci si aspetta”, parole di Feola. Domenica si viaggia verso Noto. Gli isolani hanno come unico obiettivo la salvezza e gli attuali undici punti rappresentano bene il valore della squadra del neo presidente Storaci. In casa hanno ottenuto cinque punti in quattro partite; una sconfitta ad opera del Torrecuso. Insomma, l’avversario giusto perché i bianchi possano fare un pensierino musicale... suonando la nona. L’avversario Nato nei primi anni Trenta, il Noto calcio ha disputato un solo torneo di serie C nella stagione 1947-’48. Seguiranno tre campionati interregionali ed un lungo periodo di oblìo nei diversi campionati dilettantistici siciliani prima di riapprodare, nel 2010-’11, grazie ad un ripescaggio, alla quarta serie. Per la stagione in corso, la nuova compagine societaria ha inteso confermare il tecnico Betta, autore di una miracolosa salvezza, e gli juniores Nigro, Montalto, Conti e Intelisano. Tra i nuovi arrivi, il portiere Scordino, già del Palazzolo, il difensore Alterio, il mediano Salese, ex Martina, gli attaccanti Saani, ghanese proveniente dal Licata, Allegretti dal Treviso, ed il francese Lachebeb, capocannoniere dei netini con sei reti. I precedenti Un solo precedente al “Palatucci”. Risale alla scorsa stagione ed il Savoia di Amura, reduce da sette risultati utili consecutivi, terzo in classifica con il doppio dei punti rispetto ai granata (40 contro 20), incappò in una sconfitta di misura per un gol di Torcivia subentrato all’argentino Pignatta. MATTEO POTENZIERI (dal settimanale TorreSette del 25 ottobre 2013)