A cura della Redazione
Troppo spesso la soluzione di un problema è il suo differimento nel tempo, come se qualcosa potesse sempre intervenire a rimuovere l’ostacolo. Hanno deciso di rinviare Pompei-Savoia perché il piccolo stadio non avrebbe mai contenuto i tifosi che sarebbero arrivati da Torre Annunziata. Che cosa potrà accadere di nuovo, di qui alla fine del campionato? Costruiranno un nuovo campo sportivo? O come gufi, tiferanno perché il ritrovato entusiasmo torrese per il calcio si dissolva per un incantesimo? Soprattutto la questione si riproporrà tutte le volte che da Torre Annunziata la squadra si trasferirà per giocare in trasferta. C’è una sproporzione evidente tra il seguito del Savoia e quello che possono vantare Pompei, Anacapri, Pimonte, Atletico Bosco e tutte le altre squadre del girone. Soprattutto tutti gli impianti sono inidonei a ospitare anche un solo migliaio di spettatori. Rinvieranno, allora, tutte le partite esterne? O si cercherà di giocare all’alba per evitare migrazioni popolari? Oppure – e questa è una proposta e un po’ una provocazione – si giocherà sempre a Torre Annunziata, consentendo alle altre squadre incassi che mai realizzerebbero in casa propria? Eppure si sapeva già al momento dell’iscrizione e della formazione dei campionati che Torre Annunziata e il marchio Savoia avrebbero prodotto entusiasmo e pubblico: quei tremila che festeggiarono la vittoria nella piccola Coppa Italia contro l’Internapoli furono la prima conferma. Non sarebbe stata più saggia la decisione di un inserimento d’autorità in una serie maggiore (dove spesso latitano gli spettatori), chiedendo ovviamente tutte le garanzie economiche necessarie per evitare nuove, pessime avventure? Ora il rinvio della partita contro il Pompei certifica che quei numeri – che farebbero la felicità di molti presidenti in serie B – per il calcio dilettantistico campano rappresentano un problema. Al quale si oppone una non-soluzione. MASSIMO CORCIONE