A cura della Redazione
Che sia stata la piazza a premere per il cambio di allenatore sono in molti a crederlo. E non a torto. Già da settimane il nome di Agovino circolava a Torre Annunziata come principale responsabile del disastroso andamento in campionato dei bianchi. Qui, dove si respira calcio quotidianamente da anni, tanto che la gente ha ormai sviluppato un innato “palato fino” per questo sport, la pressione del pubblico è particolarmente forte. Una pressione che deve aver scoraggiato Agovino al punto di dimettersi. D’altronde è anche normale – lo diceva lo stesso attuale tecnico ad interim Andrea Ferullo nel suo incontro con la stampa – che un allenatore che abbia lavorato tanto e con entusiasmo decida di mettersi in discussione nel momento in cui i risultati non arrivano. Questo lo scenario che fa da sfondo alle dimissioni di Massimo Agovino a cui la società di piazzale Gargiulo ha rivolto “un profondo ed autentico ringraziamento per il lavoro svolto in questo periodo e per le elevate qualità morali, personali e professionali mostrate dal tecnico”. Effettivamente, su una cosa non si può dubitare: il dimissionario allenatore ha sempre dato il massimo per la causa del suo Savoia. Si potrà dubitare su molte cose. Anzitutto sul suo modo “vulcanico” di affrontare certe situazioni, un approccio particolarmente emotivo derivato probabilmente dalla sua giovane età oltre che dal suo carattere impulsivo. Un atteggiamento che non è sembrato adatto a trasmettere la serenità e la tranquillità giuste alla squadra. Si potrà inoltre avanzare qualche dubbio su alcune scelte nel modo di schierare gli uomini in campo. Nonostante egli stesso abbia più volte affermato di aver partecipato attivamente alla costruzione della squadra, l’impressione in più di una gara è stata quella di una modulo “bucato”, privo cioè di pedine giuste in alcuni ruoli. La sua religione offensivistica è spesso risultata “mutilata”, come dimostrano del resto i numeri: sei gol fatti in sei gare di campionato (hanno fatto peggio solo Quarto, Lavello e Matera) e undici subiti che valgono la seconda peggior difesa del torneo. Sono dati che parlano chiaro. Occorreva una svolta e, come spesso accade, a pagare è l’allenatore di cui, ribadiamo, si potranno obiettare alcune scelte (non ultima quella di entrare in silenzio stampa proprio nel momento più critico della sua gestione), ma non l’attaccamento al suo lavoro che, dal primo all’ultimo giorno, ha sempre tenuto a cuore. Il buona fortuna per Agovino è quindi d’obbligo. E’ certo un tecnico e un uomo serio, competente ed affidabile, destinato a crescere nel calcio, magari in circostanze migliori, che a Torre Annunziata non ha avuto la fortuna di trovare. Ora il Savoia deve voltare pagina con un nuovo timoniere che sia in grado di raddrizzare la barca ed indirizzarla sulla rotta giusta. Non un compito facile, vista l’attuale situazione, ma la stagione è ancora lunga e il blasone biancoscudato merita certamente qualcosa in più dell’anonimato dilettantistico che sta vivendo.