Letizia Petris è stata una delle protagoniste della diciassettesima edizione del Grande Fratello. La fotografa romagnola ha appassionato i telespettatori non solo per la sua storia d’amore con Paolo Masella, ma anche per la sua storia, tra l’infanzia a San Patrignano e la morte del padre.

L’ex gieffina, intervistata dal settimanale Chi, ha raccontato che quando ha saputo che sarebbe potuta entrare nella Casa di Cinecittà, sua madre è andata nel manico: “Mamma è andata nel panico, aveva paura che per la mia sensibilità e la mia emotività io fossi in pericolo, sapeva che ne avevamo passate già tante. E quella situazione o mi avrebbe fatto evolvere o mi avrebbe fatto molto male”.

Letizia ha poi parlato dei suoi primi anni di vita trascorsi in comunità: “Io nasco qua, è la mia radico, la mia casa è sulla collina, fuori dal cancello, ma sui terreni di proprietà di SanPa. Qui ho passato le mie giornate da ragazzina, qui ho avuto le prime cotte, le prime amiche, qui facevo sport, ho fatto 14 anni di equitazione. Mamma e papà lavoravano qua, ma la loro non era una semplice scelta di lavoro, ma una scelta di vita”.

La Petris ha poi aggiunto: “I lati positivi della vita in comunità? C’è un elenco che non finisce più. Qui capisci la profondità della vita e delle emozioni, il valore delle cose, il valore di una forchetta, di un piatto, di quello che mangi, c’è la lealtà, c’è l’amicizia, qui siccome non ha proprio il cellulare, la tua giornata è basata sul dialogo, cosa che non si fa quasi più fuori da qui. Pregiudizi? Fuori da qui ero la figlia dei drogati. Noi bambini andavamo a scuola a Rimini con un pulmino con una scritta grande così, “San Patrignano!”. Per me era motivo di vanto, ma presto ho capito che per me era, appunto, uno stemma, per gli altri era uno stigma”.

L’ex gieffina ha poi rivelato cosa le ha lasciato l’esperienza al Grande Fratello: “Paradossalmente il chiudermi nella Casa mi ha aperto al mondo, perché li ho capito che non tutti i rapporti devono essere profondi, estremi e totalizzanti. Ci sono persone con cui puoi semplicemente andare a bere un drink o a ballare, il che non implica che di quella persona ti fidi ciecamente o che quella persona è da temere. Ho imparato che non c’è soltanto il bianco e il nero, ma ci sono anche tante sfumature, ci sono rapporti sanissimi che nutrono, magari, una sola parte di noi”.