A cura della Redazione
Finite le elezioni, è tempo di analisi e bilanci. Inutile nascondersi dietro un dito, il centrodestra ha stravinto, nonostante il risultato ottenuto dal sindaco Starita in termini di consensi personali è di ben 9 punti inferiore rispetto a quello della sua coalizione. La vittoria era nell’aria, ma nessuno prevedeva che venisse raggiunta al primo turno. Certamente hanno contribuito al successo di Starita le divisioni all’interno del centrosinistra, l’incapacità di presentare un unico candidato a sindaco che avrebbe raccolto altre forze politiche intorno ad un’unica coalizione. Si sa, spesso è più facile salire sul carro del (potenziale) vincitore. Ma non è solo questo il motivo della disfatta. Troppo debole il Partito democratico, lacerato da anni da divisioni interne. Un dato su tutti: nel 2007, quando non era ancora nato il Pd, I Democratici di Sinistra e La Margherita ottennero complessivamente 10.420 voti. Oggi il Pd ne ha ottenuti 2.933, ben il 70 per cento in meno rispetto al 2007. Né il Nuovo centrosinistra (IdV, Sel, Federazione della Sinistra, Verdi) è riuscito a attrarre i voti degli scontenti e dei delusi della politica, nonostante avesse presentato in campagna elettorale molti elementi di novità, tra cui la nomina in anticipo di quattro assessori con un alto profilo professionale. Il resto poi ce l’ha messo la coalizione di centrodestra. Politiche clientelari a tutto spiano (qualcuno ci potrebbe far sapere a quanto ammontano i pacchi alimentari distribuiti durante la campagna elettorale con i soldi pubblici?), candidature di peso senza guardare troppo al curriculm vitae degli aspiranti consiglieri comunali, lettere recapitate a casa degli assistiti del Comune (anziani, indigenti, diversamente abili) nelle quali si specificava dettagliatamente tutto quanto di buono era stato fatto a loro favore negli ultimi cinque anni. Aggiungendo che per continuare a mantenere tutti questi servizi, bisognava necessariamente votare Starita, come sindaco, e Alfieri, come consigliere comunale. Operazione di marketing perfettamente riuscita, visti i consensi ottenuti da quest’ultimo, che ammontano ad oltre mille voti. Ma a ciò si aggiunge il popolo degli astenuti, il 30 per cento degli aventi diritto al voto. Tra questi, moltissimi disaffezionati alla politica, delusi dai loro partiti, sfiduciati per come vanno le cose in città. La loro astensione è stata determinante per la vittoria al primo turno del sindaco Starita che, all’indomani del voto, avrà non poche gatte da pelare. Innanzitutto la formazione della squadra di governo. Troppi gli appetiti da sfamare, con sette formazioni politiche (l’unica a non ottenere consiglieri comunali è stata Futuro e Libertà) pronte a presentare il conto per i loro consensi elettorali. Ma un’altra “rogna” per Starita sarà rappresentata dagli esclusi eccellenti della tornata elettorale. Primi fra tutti, l’ex presidente del consiglio Gioacchino Langella, primo dei non eletti in Noi Sud, e Domenico De Vito, che, nonostante abbia quadruplicato i suoi voti rispetto al 2007 (da circa 100 ad oltre 400), non è riuscito ad ottenere un posto in consiglio comunale. Tra le richieste avanzate dai partiti, o meglio dai consiglieri comunali eletti, ci saranno gli ex assessori Raiola (PeD), Tolino (Od), Colletto (UdC), Di Paola (UdC), Ciro Alfieri (Api), Langella (Noi Sud) (oppure Roviello, per consentire l’ingresso in consiglio comunale dell’ex presidente del Consiglio). L’Api avanzerà probabilmente anche la richiesta per la carica di vicesindaco o, in alternativa, quella della presidenza del Consiglio per Davide Alfieri. Il tutto condito da veleni, denunce e indagini della Digos sull’andamento del voto a Torre Annunziata. GIL DARIGA