A cura della Redazione
«Non vogliamo cambiare il mondo, ma semplicemente restituire alla nostra città l’aggettivo “normale”». La neonata Associazione “Oplontiamo” si presenta così al territorio illustrando un’idea politica nata quasi per caso e suggerita soprattutto dal diffuso malcontento verso la discussa gestione delle istituzioni. «Siamo per lo più giovani che non superano i 35 anni di età – sottolinea Mena Pagano – e che hanno messo a confronto le diverse esperienze personali, culturali e politiche attraverso incontri e discussioni. Da queste riflessioni collettive è nata l’dea di creare un movimento con l’unico obiettivo di contribuire al rilancio di Torre Annunziata, da troppo tempo auspicato e mai effettivamente realizzato». Una virata chiara, decisa, risoluta che giunge in seguito al manifestarsi di incapacità, giochi di potere, decisioni prese nel chiuso dei partiti, continui e deleteri cambi di casacca. Eventi che hanno contribuito ad allontanare sempre più i giovani dall’attività politica. «Questi ragazzi solo sei mesi fa – sostiene Francesco Alessandrella – avevano deciso di non andare più a votare. Il fatto di essere qui oggi a presentare un’idea politica tutta loro, rappresenta di per sé una grande vittoria. I politici – aggiunge – hanno una convinta preclusione verso i giovani dovuta un po’ al timore del confronto con le nuove generazioni ed anche a giochi perversi e a discorsi di lobby. Una chiusura ermetica che ci ha convinti ad uscire fuori dalle logiche molto spesso incomprensibili dei partiti e a creare un movimento autonomo, una sorta di “democrazia dal basso”, dotato di un programma dettagliato e specifico». Sul sito www.oplontiamo.com sono già presenti molti punti programmatici sui quali intendono muoversi i giovani torresi. Un programma che si può ancora elaborare ed arricchire con i contributi di chiunque intenda partecipare al progetto, nel rispetto, chiaramente, delle linee guida dello stesso. «Oggi siamo costretti a registrare un distacco sempre più abissale tra la politica e la città. La gente non viene aiutata a capire – conclude Pietro Farro – e la degenerazione di questo fenomeno contribuisce ad emarginare la singola persona. La nostra idea di fondo è quella di riposizionare il cittadino al centro dell’attività politica. La prospettiva è quella di fare della casa comunale un “edificio di vetro” dove ogni atto, ogni delibera sia veramente pubblica, dove ogni decisione venga condivisa, spiegata e, possibilmente, “votata” dagli stessi cittadini». (nella foto panoramica, da sinistra: Mena Pagano, Pietro Farro e Francesco Alessandrella)