A cura della Redazione
La mia sarà, forse, una fissazione. Ma da quando nel ‘95 è nato “L’Ulivo”, per una felice intuizione politica di Romano Prodi, quel simbolo si è impresso come un marchio indelebile nella mia mente. E la vittoria alle elezioni del ‘96 non fece altro che aumentare “l’attrazione fatale” che L’Ulivo esercitava su di me. Tanto è vero che nel ‘97 fui tra i promotori della prima area ulivista all’interno del Pds, partito nel quale allora militavo e di cui ero stato segretario cittadino per un anno e mezzo. E poi nel ‘98 fui tra i fondatori del Movimento per l’Ulivo di cui divenni coordinatore. Negli anni successivi come giornalista, con diversi articoli, ho auspicato che L’Ulivo si trasformasse da coalizione in un vero e proprio soggetto politico, in un partito riformatore nel quale potessero confluire laici e cattolici, persone di sinistra e ambientalisti. Ma questo traguardo non è stato mai raggiunto, perché ogni forza politica che si richiamava ad esso ha voluto mantenere la propria identità. In verità il Pd, nel 2008, ha cercato di raccogliere questa eredità e di raggiungere questo obiettivo, anche con il richiamo al ramoscello d’ulivo nel proprio simbolo. Solo che questa nuova formazione politica si è limitata ad attuare una “fusione a freddo” tra i Democratici di Sinistra e La Margherita, senza coinvolgere partiti diversi e forze espressione della società civile e del mondo dell’associazionismo. Poi il “cantiere” dell’Ulivo è stato riaperto nel 2010 da Pierluigi Bersani, neosegretario del Partito Democratico, con la proposta di un “Nuovo Ulivo” che abbia come protagonisti le principali forze politiche del centrosinistra, a cominciare dal Pd, dall’Italia dei Valori e da Sinistra Ecologia e Libertà per continuare con il Partito Socialista, i Verdi e quanti altri ritengono di aderirvi. Ancora una volta, però, è una coalizione, ma speriamo che sia anche il primo passo per la costituzione di un nuovo soggetto politico, di un partito che possa riunire tutti i riformistti e diventare di gran lunga la prima formazione politica italiana. Ma perché ho ritenuto di scrivere questo articolo, che è stato preceduto da un altro analogo alcuni mesi fa dopo l’elezione di Bersani? Semplicemente perché ho sempre considerato la nostra città come un laboratorio politico, che spesso ha saputo anticipare scenari che poi si sono delineati ed affermati in Italia. Perciò penso che sia giunta l’ora di iniziare a costruire per primi a Torre Annunziata il “Nuovo Ulivo”, accettando e facendo nostra la proposta di Bersani. Ecco perché rivolgo un invito al Partito Democratico, all’Italia dei Valori, a Sinistra Ecologia e Libertà e a quanti altri credono in questo progetto, di attivare una serie di incontri ed iniziative per dar vita al Nuovo Ulivo. Rivolgendosi innanzitutto ai cittadini, coinvolgendoli in dibattiti e facendoli diventare protagonisti in prima persona di una nuova svolta nella politica nazionale e locale. Questo albero ha già delle profonde, robuste ed ampie radici nella nostra città; quindi potrà rinascere ancora più forte e, sulla base di un programma condiviso, potrà anche rappresentare il nucleo centrale di una nuova coalizione di centrosinistra, aperta ai partiti moderati, che si candidi a guidare l’amministrazione nelle elezioni comunali del 2012. SALVATORE CARDONE (Dal settimanale TorreSette del 1 ottobre 2010)