A cura della Redazione
Non ho mai assunto pregiudizialmente posizioni critiche verso il sindaco Giosuè Starita. Ho valutato, invece, di volta in volta il suo operato, esprimendo al riguardo la mia opinione giornalistica in piena obiettività. Anzi, spesso gli ho riconosciuto il merito di essere un lavoratore instancabile, un primo cittadino molto attento a diminuire spese superflue e sprechi per quanto riguarda fitti passivi, incarichi, consulenze e persino piccoli privilegi. E più volte ho invitato gli esponenti politici e gli amministratori del centrosinistra a superare rancori e divisioni per unirsi attorno a lui nell’interesse della città. Ma la formazione della nuova maggioranza trasversale (composta da Api, Noi Sud, Rc e dissidenti) e della giunta che ne è espressione, ha rappresentato un passo falso sulla strada della coerenza e del rispetto del mandato ricevuto dai cittadini tre anni fa. Allora, gli elettori votarono per il centrosinistra, con un’ampia maggioranza, ed elessero il sindaco Starita in quanto rappresentante di questo schieramento. Per cui ogni volta che viene fatta una scelta politica o amministrativa il primo ed unico punto di riferimento deve essere rappresentato dalla sintonia con la volontà popolare, la vera bussola che deve indicare la direzione nella quale muoversi. Invece, i principali protagonisti di quella vittoria, ad eccezione dell’Alleanza per l’Italia (ex Psdi) e di Rifondazione Comunista, sono fuori dalla maggioranza e dall’esecutivo, ad iniziare dal maggior partito cittadino, il Pd, per continuare con l’Italia dei Valori, Sinistra e Libertà e Comunisti Italiani. Nel contempo, in giunta c’è Noi Sud (ex Italia di Mezzo) che era all’opposizione del centrosinistra e del candidato a sindaco Starita. Un partito, in verità, che è stato sempre leale con l’amministrazione sostenendola, e con la quale il centrosinistra aveva stabilito anche un patto istituzionale. Ma, durante questa consiliatura, non si poteva e doveva andare oltre, trasformando questa collaborazione in un accordo che portava Noi Sud all’ingresso in giunta. Perché con questo atto è stato stravolto il responso delle urne, facendo entrare nella giunta un partito che aveva perso le elezioni e tenendo fuori la maggioranza dei partiti che le avevano vinte. Lo si è fatto, affermano sostanzialmente i sostenitori della nuova ed eterogenea maggioranza, per assicurare la governabilità e per evitare lo scioglimento del Consiglio comunale e le elezioni anticipate. Niente di più inesatto. La governabilità era garantita anche dalla presenza in giunta dei soli partiti di centrosinistra, omogenei politicamente e autosufficienti nei numeri (Pd, Api, IdV e SeL hanno in totale 20 consiglieri). Così come lo scioglimento del Consiglio comunale non lo voleva nessuno, tanto è vero che il bilancio preventivo 2010 è stato votato da oltre i due terzi dei consiglieri. E poi, nell’ipotesi più pessimistica e oltranzista, i cosiddetti “avversari” del sindaco non avevano e non hanno la maggioranza per poter determinare lo scioglimento dell’assise municipale. E né vi era la volontà da parte di quasi tutti i consiglieri di dimettersi, perché sarebbe stata un’operazione suicida in quanto le probabilità di essere rieletti si abbassavano moltissimo per molti di loro, anche in considerazione del fatto che il prossimo Consiglio comunale sarebbe stato formato non più da 30 ma da 24 consiglieri. Un’altra motivazione addotta dai componenti della nuova maggioranza è rappresentata dal fatto che è necessario aprire ai partiti moderati per assicurare la vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni. Giusta osservazione, ma il centrosinistra va allargato con il consenso di tutti i partiti che ne fanno parte e, soprattutto, l’apertura ad un solo partito di centrodestra non può avere come contropartita la spaccatura di tre importanti partiti del centrosinistra (Pd, IdV e SeL), dividendoli al loro interno. E, per finire, non può essere portata avanti a tutti i costi senza la ratifica di chi può veramente legittimarla: gli elettori torresi. Ecco perché se anche questo allargamento a Noi Sud fosse stato condiviso da tutto il centrosinistra, era necessario sottoporlo al giudizio definitivo delle urne. Ma non si è voluto tutto ciò. Hanno prevalso rancori, risentimenti personali, logiche di gruppo e di potere e persino l’assalto ad incarichi di governo e di sottogoverno. A discapito della coerenza e del rispetto di chi è al di sopra di tutti, una cosa che si dimentica facilmente, e cioè la stragrande maggioranza dei cittadini torresi che nel 2007 hanno sostenuto e fatto vincere il centrosinistra. Comunque, in politica, giudizi definitivi ed irreversibili non devono mai essere emessi. Si può sempre ritrovare la strada del riconoscimento dei propri errori e della riapertura del dialogo tra tutti i partiti del centrosinistra, per ritornare alle origini. O almeno a quell’accordo del 31 luglio 2009 e dei due documenti firmati qualche mese fa, con i quali si sanciva l’unità e la priorità del centrosinistra. Se ciò si verificherà, quella attuale sarà solo una giunta balneare. Se invece prevarrà la logica del “muro contro muro” allora lo scontro si accentuerà sempre più ed i due schieramenti che ora si contrappongono si ritroveranno tra due anni a sfidarsi alle elezioni comunali. E sarà una guerra senza quartiere e per di più in gran parte fratricida. Ma con la differenza che da un lato ci sarà il centrosinistra con i simboli ufficiali dei partiti che vi fanno riferimento, e dall’altra un’eterogenea coalizione con all’interno due o tre partiti e diversi aspiranti consiglieri alla ricerca di nuove liste, presumibilmente civiche, nelle quali candidarsi. SALVATORE CARDONE La dichiarazione del sindaco Giosuè Starita: «Ho lavorato per creare le condizioni affinché ci fosse una logica di inclusione e non di esclusione. E tuttora affermo che la situazione politico-amministrativa non è ancora chiusa definitivamente, perché continuerò a dialogare con le forze politiche che non si riconoscono in questa esperienza. Purtroppo mesi di forti tensioni e di conflittualità non hanno aiutato la stabilità. Anche l’azzeramento che poteva rappresentare uno sprone per il dialogo, non è servito ad avvicinare le posizioni nonostante ci siano state persone che hanno collaborato lealmente. L’errore del coordinamento politico del Partito Democratico è stato quello di partire dalle conclusioni, e cioè dall’esclusione di Noi Sud, invece occorreva partire dai programmi e dalle regole per creare le condizioni di una nuova coesione e coalizione. Tra l’altro mi sono fatto carico di forte responsabilità per garantire la stabilità amministrativa con un progetto che ha coinvolto anche Rifondazione Comunista e Verdi e quindi la mia non è una virata a destra. Le lacerazioni all’interno del Pd e di altre forze politiche nessuno le ha cercate e volute e quindi è necessario che si lavori per eliminarle. Anche se è vero che la politica e i partiti debbano avere un ruolo importante, la nostra città non è in condizione di sopportare forti criticità. Il dramma lavoro, la Zona Franca Urbana che il governo cerca di mortificare, la riqualificazione della fascia di costa, la sicurezza e diversi rapporti con Provincia e Regione governate dal centrodestra devono essere affrontati con determinazione. Così come vanno salvaguardati i principi del centrosinistra. Ecco perché il mio obiettivo sarà quello di riaprire il dialogo e di coinvolgere nell’amministrazione tutte le forze che si rivedono in questa prospettiva. L’esclusione di Noi Sud è un feticcio, perché questo partito ha condiviso, anche con un documento, programmi e prospettive del centrosinistra». La dichiarazione del segretario del Partito Democratico, Francesco Saverio Porcelli: «Il coordinamento cittadino ha sancito la definitiva collocazione del partito all’opposizione di questo scempio portato avanti dal sindaco in combutta con singoli personaggi politici della più svariata provenienza. Contestiamo questo modo di fare o meglio di non fare politica, in cui tutte le energie sono utilizzate solo per accaparrarsi posti di potere anche a discapito della propria dignità, coerenza e identità politica. Si è anche deciso di avanzare richiesta alla Commissione Provinciale di Garanzia perché adotti le indispensabili sanzioni disciplinari a tutela della dignità ed integrità del partito nei confronti di tutti coloro che si sono resi protagonisti di questa pagina buia della politica torrese. Nonostante fosse stata approvata prima nel partito poi al tavolo dell’interpartitico del centrosinistra una linea di forte rilancio della coalizione sostenuta dallo stesso sindaco, che ha sottoscritto tutti i documenti finali di approvazione dei lavori, in poche ore tutto è stato totalmente ribaltato. E’ emersa con chiarezza una deliberata volontà di indebolire il Partito Democratico e tutto lo schieramento di centrosinistra, oltre a rinnegare i propri impegni e a tradire il mandato ricevuto dagli elettori. E’ evidente che chi porta avanti progetti alternativi alla linea politica del Pd rende di per sé incompatibile la propria presenza all’interno del partito. E’ questa la ragione vera della nostra richiesta di espulsione, non la punizione di singoli individui ma la tutela del nostro partito e delle sue prospettive future». La dichiarazione del commissario cittadino dell’Italia dei Valori, Antonio Gagliardi: «Fino all’ultimo abbiamo sperato che il sindaco accogliesse una delle nostre proposte per evitare una frattura all’interno della coalizione di centrosinistra, che nessuno, men che noi, voleva. Purtroppo dobbiamo prendere atto che non c’è stato nessuno sforzo in questa direzione da parte del primo cittadino, e questo ci amareggia molto. Non si può ridurre in cocci una coalizione che ha stravinto le elezioni comunali del 2007 solo perché Noi Sud (che non ha votato Starita alle elezioni) pretende un posto in giunta. Si poteva creare, altresì, un percorso che avrebbe avuto quale obiettivo la condivisione di tutti i partiti del centrosinistra ad un allargamento della coalizione a Noi Sud, senza imporre con forza la volontà di un singolo partito (l’Api, ndr). Sotto questo aspetto, il sindaco non è stato un arbitro imparziale, perché non solo ha tifato per una squadra, ma è sceso direttamente in campo per farla vincere». (dal periodico TorreSette del 23 luglio 2010)