A cura della Redazione
«Il sindaco Starita deve dimettersi!». Così hanno risposto 796 navigatori su 902 (addirittura oltre l’88 per cento) all’ultimo sondaggio del nostro portale torresette.it, lanciato subito dopo l’approvazione del bilancio anche con i voti di parte del centrodestra. E’ certamente un’opinione di tutto rispetto, anche se non ha nulla di scientifico. Non è perciò rappresentativo della volontà dell’elettorato torrese di centrosinistra che appena due anni fa decretò la sua schiacciante vittoria sul centrodestra. Indubbiamente, da allora, diversi cittadini che votarono Starita hanno cambiato opinione su di lui e tanti altri sono rimasti sconcertati e contrariati dal feeling politico che il sindaco ha con Udc, MpA e Udeur mentre, nel contempo, ha perso la fiducia non solo di elettori rappresentati da Rc-PdCI e Sinistra e Libertà, ma anche dell’Italia dei Valori e persino di una parte del suo stesso Partito Democratico. Senza considerare le critiche che gli piovono addosso da più parti e per i più svariati motivi. Attualmente, quindi, Starita è in mezzo al guado e si trova di fronte ad una scelta. Arrendersi alle correnti che lo investono e dichiararsi sconfitto, dando le dimissioni. Sarebbe però un grave smacco per lui e innanzitutto per la città, perchè un sindaco deve poter concludere il suo mandato e portare a termine il programma in base al quale è stato eletto. Andare avanti senza rendersi conto di nuotare in acque tempestose. Sarebbe questo un atto di incoscienza e di superbia. La soluzione più saggia, perciò, sarebbe quella di ritornare sulla sponda da cui è partito, il centrosinistra originario, e di fare, a due anni di distanza, un bilancio del suo operato con grande imparzialità, cogliendone i pregi per valorizzarli e individuandone i difetti per eliminarli. Starita aveva iniziato il suo mandato di sindaco, nel 2007, con il piede giusto. Aveva dato spazio, in giunta, a tutte le forze politiche del centrosinistra che lo avevano appoggiato e che avevano ottenuto dei consiglieri comunali. Dalla sinistra di Rifondazione Comunista all’Italia dei Valori, dai Socialdemocratici alla Margherita e ai Democratici di Sinistra. E aveva anche scelto per l’esecutivo un suo uomo di fiducia, l’ex commissario di polizia Giuseppe Auricchio, inserendo persino qualche tecnico. Poi, a poco a poco, questa squadra si è lentamente sgretolata, con partiti e assessori che si sono defilati gradualmente. A questo punto il sindaco avrebbe dovuto convocare un interpartitico per affrontare una situazione politica che si stava irrimediabilmente deteriorando ed un quadro amministrativo che stava cambiando. Invece ha preferito continuare come se niente fosse fino a cadere nelle braccia, volente o nolente, di una parte del centrodestra che gli si era contrapposto durante la campagna elettorale del 2007. Indubbiamente questo comportamento può essere anche la conseguenza di una non collaudata, nel tempo, esperienza politica (non dimentichiamo che Starita è stato un ottimo presidente della Multiservizi Oplonti, ma non ha avuto una lunga militanza in ruoli di primaria responsabilità nel suo partito di provenienza, i Ds) e quindi, il suo, è stato un errore che, alla luce di questo fatto, può essere anche giustificato. Solo, però, se vi pone rimedio al più presto ritornando ad essere il capo della coalizione di centrosinistra, oltre che il sindaco. Soltanto dopo aver riportato l’unità politica nel suo schieramento di appartenenza ed aver scelto gli uomini giusti che dovranno affiancarlo nell’amministrazione della città potrà, con il consenso dei suoi alleati, aprirsi al confronto con partiti esterni al centrosinistra che eventualmente decidessero di appoggiarlo senza avere contropartite nel governo cittadino. Anche sul piano programmatico Starita aveva dato dei forti segnali di cambiamento al momento del suo insediamento: la riduzione dei fitti passivi, la contrazione o addirittura l’eliminazione delle consulenze, l’abolizione della figura del city manager (al di là del merito del buon lavoro svolto da Enzo Sica nel campo della programmazione e del coordinamento dell’attività amministrativa) erano stati degli ottimi segnali di contenimento delle spese in un periodo di tagli ai trasferimenti dei fondi per i Comuni. Ma poi non si è continuato su questa strada, accelerando per esempio l’iter di dismissione del patrimonio abitativo comunale. Ciò consentirebbe di azzerare le spese di manutenzione e di fare entrare nelle casse del Comune i proventi della vendita di tali case. Un’iniziativa attivata nel 2002 dall’allora assessore Antonio Gagliardi che, però, successivamente si è arenata. Così come, per diminuire la tassa dei rifiuti solidi urbani bisognerebbe le spese per la gestione della società Oplonti Multiservizi e incrementare sempre più la raccolta differenziata. Due iniziative che andrebbero perseguite con determinazione e celerità. E poi sarebbe importante fare un salto di qualità anche nel campo turistico-culturale, andando oltre l’effimero e il puro intrattenimento, che pur sono importanti, per proporre progetti più strutturali che diano risposte concrete e durature alla città. A tal proposito perché non impegnarsi nella creazione di un parco turistico-archeologico-ambientale che comprenda l’area degli Scavi di Oplonti e quella parte dello Spolettificio non impegnata nella produzione? Sarebbe un’occasione unica da cogliere per istituire un centro di attrazione rappresentato dalle splendide ville di Poppea e Crasso (quando quest’ultima sarà aperta al pubblico), dal museo delle armi, da un istituendo museo dell’Arte Bianca. Consentendo inoltre ai visitatori di poter accedere a piedi o con auto e bus all’interno dello Spolettificio e ai cittadini torresi di poter godere del verde pubblico all’interno di questo stabilimento. E’ un sogno? Forse. Ma anche il “I have a dream” di Martin Luther King sembrava tale. Poi, a distanza di tanti anni, si è realizzato, anche con l’elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti d’America. SALVATORE CARDONE da TorreSette