A cura della Redazione
E’ morto Franco Faraone Mennella, costruttore ed ex presidente del Savoia negli anni 60. Aveva 83 anni. Da poco era restato vedovo della signora Franca Silvestri. Lascia i figli Marilù con Antonio, Eugenio con Patrizia, Gianluca con Antonella e un’adorata squadra di nipoti. I funerali mercoledì ore 9.30 nella chiesa della SS. Trinità, in via Gino Alfani, a Torre Annunziata Signori si nasce e Franco Faraone Mennella lo nacque. Non è questione di ceto e di censo, soprattutto è solo un punto di partenza che va onorato per la vita. Come ha fatto fino a ieri don Franco, dove il don non ha riferimenti nobiliari legati al doppio cognome, ma ha il peso che si riservava ai gentiluomini, una specie rara ora quasi in estinzione. Da qualche anno si era ritirato nella sua casa con vista sul mare di Torre, aveva accompagnato la moglie Franca lungo il sentiero meno soleggiato. Avevano formato una bella coppia, di quelle che la vita non avrebbe mai potuto separare. Per mezzo secolo, Franco Faraone Mennella ha attraversato da imprenditore la vita economica di Torre Annunziata, assecondandone gli splendori e subendone gli effetti della decadenza. Ha incrociato prestissimo la strada del Savoia, forse troppo presto, quando gli investimenti familiari che avevano contribuito a ricostruire una squadra rimasta addirittura senza campo avrebbero dovuto fruttare più gioie che delusioni. Eravamo a metà degli anni 60, la domenica del suo addio alla presidenza ero in tribuna e ricordo che piansi. Ero solo un ragazzino, ma mi sembrava già di essere spettatore di una violenza, sentivo fischi che sibilavano come frustate. Come era possibile che i tifosi fossero in rivolta contro chi aveva portato qui a Torre giocatori che a me parevano campioni? Ne ricordo uno per tutti, Gianni Inferrera, un talento che oggi meriterebbe molto di più della nostra povera serie A. Eppure successe, e quel pomeriggio segnò l’interruzione di un rapporto di fiducia. Non s’interruppe il legame con il Savoia, trasmesso a Eugenio e Gianluca, che per passione almeno sarebbero stati straordinari dirigenti. Marilù, la primogenita che portava allo stadio da bambina, ha raccolto un’altra eredità, meno sportiva anche se la voglia di centrare il successo è la stessa. Sono rimasti loro a continuare la storia di famiglia. Si sentiranno maledettamente soli. MASSIMO CORCIONE