A cura della Redazione
Nasce a Torre Annunziata "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le Mafie". Il presidio oplontino, la cui sede è in via Gambardella, è stato presentato lo scorso 23 novembre. Una data significativa per la nostra città. In quel giorno, infatti, del 1996 veniva ucciso Raffaele Pastore, imprenditore torrese ammazzato dalla camorra per aver denunciato i suoi estorsori. A lui, e all´imprenditore Luigi Staiano, anch´egli assassinato dalla malavita il 4 luglio 1986, è intitolato il presidio oplontino. A presentare questa nuova realtà, che fa dell´impegno sociale a favore della legalità e della giustizia il suo punto fermo, il referente territoriale Michele Del Gaudio, ex magistrato e parlamentare, il referente regionale Fabio Giuliani, quello provinciale, Antonio D´Amore, Beatrice Federico ed Angela Villani, vedove rispettivamente di Raffaele Pastore e Luigi Staiano, e l´assessore alla Cultura, Antonio Irlando. «La parola che guiderà il nostro impegno - ha affermato Del Gaudio - è amore, l´unico vero comandamento che Gesù ci ha lasciato in eredità. Libera sarà attiva sul territorio per testimoniare la lotta contro i soprusi e la barbarie della criminalità, nel nome di coloro che da innocenti hanno perso la vita perché si sono ribellati. Ma svolgerà anche una valenza sociale, cercando di diffondere il messaggio di legalità a partire dalle scuole. Una delle nostre iniziative - prosegue Del Gaudio - sarà quella di istituire una giornata dedicata ai bambini e agli adolescenti figli dei camorristi, perché anche loro sono vittime innocenti». «Mio marito - ha ricordato Beatrice Federico - non era un eroe, ma un uomo che semplicemente amava la vita ed il suo lavoro. Soprattutto amava l´onestà. Cercò di coinvolgere anche altri imprenditori e commercianti nella battaglia contro il pizzo, ma fu lasciato solo. La città non diede alcuna risposta. In quel periodo - spiega la signora Pastore - di camorra si preferiva non parlare, quasi come se non esistesse. Anzi, il camorrista veniva preso ad esempio, come se fosse un idolo, un modello da seguire. Lello, invece, combatteva queste persone e lo ha fatto denunciando i suoi estorsori in tribunale, guardandoli in faccia. Ha pagato a caro prezzo quel gesto clamoroso. Oggi vorrei che quel gesto potesse essere condiviso dalla comunità per portare energia pura di cambiamento a Torre Annunziata». La testimonianza della signora Beatrice è toccante. Una donna che, nonostante le abbiano ucciso il marito, continua a combattere affinché il suo sacrificio non sia vanificato. Le fa eco Angela Villani, che il 4 luglio 1986, circa dieci anni prima dell´omicidio di Pastore, vide suo marito morire sotto i colpi esplosi dai sicari. Luigi Staiano era un imprenditore del settore edile. Come Pastore, aveva deciso di non pagare il pizzo, denunciando i taglieggiatori. «E´ stato uno dei primi in Italia a rifiutarsi di pagare e a denunciare - ricorda la signora Villani -. All´epoca, sembrava che noi fossimo i colpevoli. I cittadini ci abbandonarono. Mio marito fu tradito anche da coloro che si professavano amici. Credo che Luigi e Lello non siano martiri, bensì testimoni di riscatto e giustizia. Bisogna lottare contro la tristezza del silenzio e dell´indifferenza. Dove ci sono le mafie - prosegue la vedova Staiano - c´è anche l´atteggiamento mafioso del cittadino qualunque. Noi abbiamo il dovere di smuovere le coscienze, trasformare Luigi e Lello in testimoni a cui devono ispirarsi i giovani, affinché in questi ultimi ci sia rabbia costruttiva. I giovani devono scandalizzarsi per l´illegalità e la sopraffazione criminale, altrimenti non cambierà mai nulla. Se dopo 28 anni - conclude la signora Angela - la città ricorda ancora Lello e Luigi, allora c´è speranza. Attraverso il bene occorre creare altro bene. Un bene non più silenzioso ma assordante».