A cura della Redazione
Il Savoia come la Fenice. Risorge dalle ceneri lasciate da vicende societarie che avevano rischiato di cancellare per sempre il glorioso sodalizio dal calcio italiano. Il fallimento nel 2009, a dieci anni di distanza dalla storica promozione in serie B, il ritiro dal campionato di Eccellenza nel novembre dello stesso anno per la crisi finanziaria del club. Dall’esperienza Atletico Savoia, seconda formazione cittadina, riparte il progetto con una nuova dirigenza e un nuovo nome: ASD Calcio Savoia. In città, molti tifosi non sono convinti della bontà della scelta. C’è scetticismo, e non mancano anche pesanti critiche. Al presidente Giuseppe Caiazzo subentra, poi, Raffaele Verdezza (foto), mentre la guida tecnica del nuovo corso viene affidata a Pasquale Vitter. Solo un anno in Promozione, e i biancoscudati fanno il salto di categoria. Si torna a giocare in Eccellenza. Nel frattempo, viene acquisito il marchio AC Savoia 1908, storico logo della società torrese. Il resto è racconto recente. Il Savoia conquista la serie D dopo aver dominato il campionato. Una sola sconfitta, quella patita contro il Gladiator, l’avversario più temibile, 23 vittorie e 5 pareggi. I numeri di un trionfo che riportano Torre Annunziata nel calcio che conta. Senza dimenticare il successo nella finale di Coppa Italia Regionale Dilettanti. Un trofeo che va ad arricchire la bacheca del sodalizio oplontino. Uno degli artefici di questa straordinaria parabola ascendente è l’allenatore dei bianchi, Pasquale Vitter. Mister, cosa le lascia questa stagione? «La promozione in serie D è il frutto di due anni di duro lavoro. Abbiamo raggiunto questo traguardo con un anno di anticipo rispetto ai nostri piani. Siamo orgogliosi di quanto fatto». Il Savoia sarà competitivo anche in D? «Credo che questa squadra sia forte, e lo ha dimostrato ampiamente. Con l’innesto di due “under” e due “over” potremo toglierci belle soddisfazioni anche il prossimo anno». Un messaggio per gli scettici, che non credevano nel vostro progetto... «I risultati parlano da soli. Il Savoia, in due anni, ha vinto due campionati, conquistato una Coppa Italia, realizzato oltre 160 reti, e ottenuto 50 vittorie, con una sola sconfitta. Più di questo, non so cosa avremmo potuto fare». Occorre, ora, pianificare il futuro. Sarà ancora lei a guidare la squadra? «Adesso non è il momento di parlare di queste cose. Godiamoci la festa. Quando finirà il campionato, ne discuteremo». C’è unione di intenti tra lei e la società? «Siamo tutti fratelli. Non c’è alcun tipo di problema con il presidente e gli altri soci. Ripeto, ora è il momento di festeggiare». Vuole fare un appello ai tifosi per l’ultima di campionato? «Riempiamo il Giraud per applaudire e ringraziare la squadra, che ha fatto cose straordinarie quest’anno». Sabato 29 aprile, alle ore 16 (diretta testuale su torresette.it), l’atto finale. Al Giraud arriva il San Sebastiano. Una partita che non conta nulla. Servirà ai supporters che gremiranno lo stadio (aperti, per l’occasione, i settori Tribuna e Distinti) per tributare il giusto ringraziamento alla squadra. Alla festa parteciperanno anche le scuole di Torre Annunziata. Tutti insieme per celebrare la promozione in serie D. Una vittoria per lo sport e la città. Oltre a Vitter, il portavoce da due anni a questa parte della AC Savoia è Raffaele Verdezza, il presidente che non conosce sconfitte: in due stagioni, altrettante vittorie in campionato e il successo in Coppa Italia. Presidente, qual è il segreto per continuare a vincere anche in futuro così? «La nostra struttura societaria è orizzontale. Ciò significa che tutti hanno uguale diritto di parola e di avanzare proposte. C’è maggiore snellezza e condivisione nelle decisioni. Ragionare insieme può comportare sì dei problemi, ma consente di avere un confronto che, anche se a volte aspro, è foriero di arricchimento del proprio modo di vedere le cose. In più, gestione e programmazione sono due parole chiave. Remare nella stessa direzione è per noi un’arma vincente». La serie D impone, soprattutto per le ambizioni della piazza, investimenti, se vogliamo, importanti. Come si sta muovendo la società in questo versante? «Nonostante sia una persona scaramantica, negli utlimi due mesi abbiamo già lavorato per il futuro. Ci sono stati contatti con “nuovi corteggiatori” e sono state avanzate diverse proposte di sponsorizzazioni. Ci stiamo lavorando. Anche in questo caso è fondamentale la programmazione, nell’ambito di una gestione economica oculata. Inoltre, dobbiamo sicuramente potenziare l’aspetto commerciale, con una gestione peculiare del marketing. Un modo per rafforzare il legame tra i tifosi e la squadra e il senso di appartenenza a questa città». Il Casms ha nuovamente vietato ai tifosi torresi di seguire la squadra in trasferta. In serie D, l’apporto dei sostenitori, soprattutto lontano dal Giraud, può essere determinante. Come intende affrontare e prevenire la problematica il Savoia? «Posso dire che quest’anno la gestione della tifoseria è stata l’unica nota stonata. Devo anche ammettere, però, che gli ultras stanno acquisando una sempre maggiore maturazione. Probabilmente, sono caduti in tranelli nei quali non avrebbero dovuto cadere. Ci stiamo organizzando per curare anche questo aspetto, affinché episodi spiacevoli non si ripetano più. La società ha un colloquio costante e diretto con la tifoseria. Forse, però, anche gli organismi superiori non sono stati attenti alla problematica» Questione societaria. Da recuperare il rapporto con Lombardi e da chiarire le voci sull’interessamento dei vari Cutillo e Grasso. «Con Lombardi non c’è alcun problema. Per quanto riguarda possibili nuovi ingressi, il Gruppo Grasso è intenzionato a rilevare una cospicua fetta delle quote societarie. E’ un’idea che stiamo vagliando. Su Cutillo, non ne so nulla. Non lo conosco neanche personalmente». E’ doveroso rendere un giusto riconoscimento a Pino Caiazzo, l’artefice del progetto Savoia, con la tanto contrastata “trasformazione” societaria. «Sto raccogliendo soddisfazioni che vanno condivise equamente con chi ha fatto la storia dell’ex Atletico Savoia, prima, e del Savoia, oggi. Senza dubbio, a Pino va riconosciuto il merito di essere stato colui che ha insistito per la trasformazione da Atletico a Savoia». Il tesseramento di Gaetano Romano. Un atto di leggerezza burocratica che potrebbe comportare la penalizzazione in graduatoria nel prossimo campionato. «Su questo aspetto siamo tranquilli. Anzi, riteniamo che il Savoia e il calciatore siano le parti lese. E’ la Virtus Carano ad essere nel torto. Romano è un gran professionista. Ritengo sia possibile una sua riconferma, anche per dargli l’opportunità di dimostrare finalmente il suo valore in campo». Un’ultima domanda, presidente. Il Savoia, i tifosi, la città. Non crede che meritino uno stadio più a misura d’uomo? «Quello tra lo stadio Giraud e il Savoia è un legame inscindibile. La squadra e la tifoseria crescono se la struttura viene migliorata. In tal senso, l’Amministrazione comunale non ci aiuta. Pensi che non disponiamo neanche di un ufficio all’interno del Giraud, ma siamo costretti ad occupare una piccola stanza. Se vogliamo raggiungere traguardi importanti, abbiamo bisogno di uno stadio all’avanguardia, in cui sia possibile assistere alle partite senza alcun problema di natura logistica e dove le famiglie possano venire in tutta tranquillità». DOMENICO GAGLIARDI