A cura della Redazione
Matrimonio dei femminielli. La rappresentazione di questo evento si è svolta sabato 23 luglio a Torre Annunziata ed ha visto la partecipazione dei “femminielli” di tutta Italia, molti dei quali oplontini. L’organizzazione è stata curata anche dall’Afan, Associazione Femmenell Antiche Napoletane. Nata con l’intento di recuperare e conservare le tracce di un’identità repressa e dispersa, l’Afan mira a sottrarre la figura della “femminell” all’omologazione imperante che ne ha oramai distrutto mondo e valori, con un’attenta opera di ricostruzione della memoria e conoscenza che passa anche attraverso il recupero di antichissime tradizioni com’era un tempo la tombola dei femminielli. Folklore, tradizione e spettacolo: sono questi gli ingredienti che hanno caratterizzato la rappresentazione del matrimonio tra un femminiello, la sposa, e il suo partner, lo sposo. Dopo la pittoresca sfilata del corteo nuziale per le strade cittadine, l’allegra comitiva si è trasferita in un ristorante vesuviano dove gli invitati hanno potuto assistere a sceneggiate, spettacoli musicali, e rappresentazioni di ogni tipo. L’evento, davvero molto pittoresco, ha una sua tradizione popolare antica. Ne parliamo con la psicologa Cinzia Russo. «La comunità del femminiello, soprattutto nel nostro territorio, esiste da molti anni ed è anche molto bene integrata principalmente nei quartieri più popolari, dove talvolta riveste un ruolo sociale molto importante, come per esempio l’assistenza ad anziani o persone bisognose. Non a caso è di mia conoscenza la costituzione di un’associazione, l’Afan, che ha come scopo principale la raccolta di documenti e testimonianze sulla cultura del femminiello napoletano, con l’intento di costituirne un archivio. La cultura del diverso, nel senso lato, è un tema di cui si parla spesso ultimamente, sia per quanto riguarda l’integrazione che per le problematiche afferenti a omofobia o xenofobia. Il femminiello ha un sentito da donna, ma non ha necessità di trasformare il proprio corpo per esprimere la sua psicologia al femminile, pur conservando un’esteriorità maschile». L’evento di sabato scorso ha suscitato curiosità e viva partecipazione da parte dei cittadini per la sua diversità. Qual è, secondo lei, il motivo? «Intanto è un’iniziativa popolare che testimonia la volontà di riscoprire una tradizione non a tutti nota e di condividerla con la città nella sua genuina spontaneità, facendola uscire dai confini dei quartieri popolari e sollecitando le curiosità di chi poteva avere dei pregiudizi sul femminiello. Quando è il popolo che si muove in modo spontaneo, senza alcuna sollecitazione, riscoprendo le proprie tradizioni, l’entusiasmo diventa evidente e contagioso. Un segnale, questo, senz’altro positivo per la città che, proprio a partire dalle zone più popolari, in cui maggiormente si esprimono contraddizioni di tipo sociale, dimostra una voglia di riscatto anche attraverso la figura del femminiello nel suo ruolo di aggregatore sociale». ENZA PERNA (dal periodco TorreSette del 29 lulio 2011) Foto di Giovanni Kosta