L’estasi dopo il tormento. È stata quasi più dura per noi che per Irma. Ha vinto, e abbastanza nettamente, al primo incontro in un’Olimpiade, la sua Olimpiade, ma che fatica restare incollati davanti alla tivù o aspettando che la sua figura si definisse sul maxischermo allestito sulla spiaggia.

22.45 l’ora dell’appuntamento con la storia, 17.45 sul fuso di Rio: un momento atteso per anni, trascorsi in palestra e in giro per il mondo vincendo medaglie che erano solo antipasti in attesa della grande abbuffata. Ma la diretta non parte, parte invece la caccia alle notizie, tutte le strade sono buone, dal sito che racconta live ciò che non vediamo al telefono sul quale componiamo il numero di chi per forza deve essere lì. Sullo schermo niente, solo i ragazzi della squadra del fioretto che soccombono lentamente sotto i colpi degli americani nella finale per il terzo posto.

Dov’è Irma? È sul ring, ma noi non la vediamo. Sentiamo, leggiamo il racconto di quel che sta accadendo nell’arena brasiliana. Primo round conquistato, senza un giudizio unanime. Poi il secondo: stessa storia, infine il terzo. Tre minuti che non finiscono mai. Il tempo non passa senza immagini, difficile immaginare quando non conosci chi sta sfidando Irma. Anche se hai letto tutto di questa australiana che riceve la posta a casa della nonna perché lei è sempre in giro per il mondo. A tirar pugni, ovviamente.

Starà dando la caccia anche alla nostra, ti vengono in mente queste immagini: una iena assetata di vendetta, e poi Irma che è pur sempre una diciottenne anche se un posto negli annali del pugilato l’ha già conquistato per essere stata la prima italiana a salire sul quadrato.

Un tormento, appunto, fino alla sentenza: ha vinto. Penso al viso pulito della nostra, penso a Dario, capo degli ultras che non ha potuto vederla gioire, penso ai maestri Zurlo che hanno per anni assecondato un talento puro, penso a quanti erano a Torre Annunziata ad attendere quello che per mesi tutti noi avevamo dato per scontato e che ora sta puntualmente avverandosi: pensieri che si affastellano confusi tra gioia e rabbia quando finalmente uno schermo triste si illumina.

Il casco nasconde i lunghi capelli, la telecamera indugia su due tatuaggi sulle braccia e su quello sulla caviglia: è lei, Irma la tosta. La scritta “diretta” è solo una bugia per ragioni di palinsesto, ma chissenefrega, è come vedere un film dopo aver letto il libro. A volte è addirittura più bello.

C’è il telecronista un po’ troppo severo, c’è il commento che arriva dal cuore di Patrizio Oliva, soprattutto c’è lei, Superwoman. La grazia che si sposa con i pugni, con i sogni, con il Sogno. Non so che cosa sia successo alla Rena Nera, non so se si sia fatta festa a Rio, so solo che sarà lunghissima arrivare fino alla notte tra lunedì e martedì, ore 22.15 di Torre Annunziata. Un’altra notte di tormento, aspettando l’estasi.

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