Per scelta non entro nelle polemiche personali: sono fisicamente troppo distante per conoscere bene dinamiche e dettagli di uno scontro all’interno dell’Amministrazione Comunale. Resto comunque un osservatore interessato, molto interessato, alle sorti di Torre Annunziata. Ecco perché chiedo di essere aiutato a capire; lo chiedo anche a nome di quanti proprio non riescono a comprendere i motivi di un divorzio inutile, anzi dannoso. Raffaella Celone, brillante architetto, faccia pulita, entusiastica sostenitrice del bisogno di progettare una nuova città, perde il sorriso, sbatte la porta e se ne va dalla Giunta. Lo fa lanciando accuse al sindaco Starita e al capocorrente Ricciardi che propose la sua candidatura per l’assessorato. Avrebbero dovuto essere gli interlocutori principali per definire e attuare il cambiamento. Evoca paragoni con quanto accadde al suo papà, Enzo Celone, uno dei talenti artistici più prolifici che Torre abbia prodotto, frustrato nel tentativo di disegnare il nuovo volto cittadino e di ipotizzare la valorizzazione reale delle nostre ricchezze. In Celone padre avevamo creduto in molti, ora quella fiducia l’avevamo trasferita su Raffaella, e non solo per una proprietà transitiva familiare. Era subito piaciuto quell’attivismo, quella voglia di innovare, concreta e senza riccioli barocchi. Ora che l’autunno è appena cominciato, una pellicola grigia minaccia di coprire tutto, anche quei disegni che avevano fatto sognare un’area portuale finalmente vivibile. Siamo entrati in una stagione cruciale, di scadenze indifferibili, di occasioni che vanno colte per evitare che ancora una volta miseramente sfumino. Si sta lavorando a una mostra che per la prima volta coinvolgerà i cittadini senza costringerli a trasferte in musei che non abbiamo: le sale di Palazzo Criscuolo, la casa comunale, ospiteranno gli Ori di Oplonti. L’ha organizzata Antonio Irlando che con Raffaella Celone condivide idee e progetti. Li ha scelti proprio Starita, anche per cambiare marcia. Siamo al momento della rottura, almeno tra il Sindaco e Celone. Un’intervista e un post su Facebook i due atti che hanno certificato il distacco. Si usa così oggi in politica, eppure nessuno può garantire che sia questa l’alternativa giusta al confronto diretto.

Ecco perché abbiamo bisogno di capire. Non possiamo essere noi cittadini a dispensare torto e ragione, ma se Giosuè Starita e Raffaella Celone davvero non possono convivere nello stesso governo cittadino, il problema è grave. Soprattutto, il problema è nostro.