A cura della Redazione
Partiamo dall´ultimo addio: Filippo Alison, architetto, designer, professore ha scelto di andarsene da uníaltra parte a disegnare il futuro che gli sarebbe piaciuto vivere. Il distacco si è consumato nel silenzio ufficiale di Torre Annunziata, la città dove era nato e che aveva invano provato a cambiare. Non occorre essere nostalgici per definirsi almeno autolesionisti: non tanto e non solo per non avergli concesso in vita di applicare a Torre Annunziata la sua splendida testa di artista e progettista, ma per non consentire alle giovani generazioni di poter conoscere almeno le opere di uno dei concittadini più illustri. Cinquantíanni e più di appunti, disegni, idee fermate sulla carta e partecipate a intere classi di futuri architetti che Salerno qualche anno fa aveva messo in mostra e che noi abbiamo bellamente ignorato. Perchè i nostri governanti sono oppressi dalla quotidianità? Sicuramente. Perchè Torre non possiede uno spazio espositivo possibile per una simile esposizione? Forse. Ma più probabilmente la colpa è da ricercarsi nellíassoluta assenza di memoria. Michele Prisco, Maria Orsini Natale, Dino De Laurentiis aspettano ancora che qualcosa di meno freddo di una lapide ricordi una produzione letteraria e artistica pluridecorata quando i Nostri erano in vita. E non penso allíennesimo premio nel quale la scelta del vincitore Ë determinata dalla disponibilità a intervenire nella serata di premiazione. Quelle sono passerelle, esibizioni di piccole vanità, dove la memoria anzichè essere onorata viene violata. Occorrerebbe forse metter mano alla toponomastica che recentemente ha reso onore alle vittime della prepotenza camorristica, ma non ancora al genio. Una maledetta dimenticanza. Mi sarebbe sembrato giusto se avessero intitolato una scuola a Michele Prisco, ma quando il cantore della Provincia addormentata (il nostro epitaffio) cíera solo il Liceo artistico senza nome e fu preferito consacrare quella scuola a Giorgio De Chirico. Ora rilancio: almeno líaula Magna dovrebbe ricordare Filippo Alison che qualche merito sul campo líha conquistato. E il Liceo potrebbe essere anche il luogo ideale per ospitare la mostra. Non è solo retorica, quegli esempi vanno partecipati soprattutto alle nuove generazioni, ai ragazzi che (anche per loro fortuna) non hanno ancora passato. Alison, come prima Maria Orsini o Dino De Laurentiis o Michele Prisco sono il segno che anche partendo da questa provincia sonnecchiante si può puntare in alto, molto in alto. Il successo resta personale, ma il messaggio è un poí universale. MASSIMO CORCIONE