A cura della Redazione
Perché non riusciamo mai ad aggregarci? Intorno a un’idea, a un progetto, a una sfida, a un sogno restiamo perennemente apatici; i grandi entusiasmi prestissimo evaporano, l’impegno sfuma. Avevamo i circoli: erano tutti nati con propositi bellicosi; ricordo ancora l’atto costitutivo del Circolo Professionisti e Artisti: era la generazione dei genitori di chi oggi ha passato il mezzo secolo; avrebbero voluto spaccare il mondo, affrancare la città da quella definizione di Provincia Addormentata che proprio uno di loro, Michele Prisco, l’artista più artista di tutti, aveva coniato per il suo primo successo letterario. Antonio Manzo e un manipolo di irriducibili hanno provato a tenerlo in vita, ma l’esperienza s’è chiusa con una resa. C’era una volta, tanto tempo fa, il Club del Giovedì sera, che una volta alla settimana apriva il salone dell’Associazione Medica a protagonisti della vita culturale locale e nazionale. Resiste il Circolo Oplonti, passato attraverso ere profondamente diverse: grande impegno o totale relax. Il rischio di trasformare questi luoghi in rifugi è sempre immanente, rappresenta la morte di ogni impegno. Per molti è una scelta, rispettabile ma non condivisibile da tutti. Guardo con interesse e con l’invidia del reduce al Caffè Letterario, appena riemerso da una crisi. Da quarant’anni è in trincea l’Archeoclub che proprio in questi giorni celebra il proprio compleanno, tornando a parlare della Villa B. Quasi il segno che il tempo non sia mai passato. Purtroppo, però, il tempo passa. Da Mario Prosperi, passando per Antonio Irlando, fino a Mirella Azzurro, l’impressione è che sia stata un’accademia di don Chisciotte. I mulini a vento contro i quali hanno combattuto e combattono da quattro decenni sono la burocrazia, la cronica assenza di fondi, e anche un disinteresse per un tema, l’archeologia, che qui dovrebbe essere centrale in tutti i discorsi sullo sviluppo e sul lavoro che non c’è. Da sempre si guarda all’Archeoclub come a un gruppo di splendidi idealisti, da ammirare in lontananza, senza avvicinarsi troppo. Sono contagiosi, è vero, fantasticamente contagiosi, con quel pensiero fisso di valorizzare un patrimonio straordinario sempre sottostimato. Qualcosa è cambiato, così a me sembra. La presenza in Giunta di Antonio Irlando ha rivitalizzato l’interesse su Oplonti, esaltando il lavoro anche dell’Associazione. Il sito archeologico è un’occasione e non un fastidio come in passato è stato considerato da qualcuno che non si è mai battuto per farlo conoscere. Anche ai torresi che la scorsa estate scoprirono il piacere della visita notturna, un modo per riappropriarsi della città, per conoscersi, per riaggregarsi. Finalmente. MASSIMO CORCIONE/i>